“Crimini contro l’umanità  a Oslo” L’accusa vuole 30 anni di carcere

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OSLO – La pena massima che attende Anders Behring Breivik per la strage del “venerdì maledetto” è di 21 anni, nessuno in Norvegia può finire in prigione per un periodo più lungo. Ma dal 2008 il codice penale norvegese prevede un nuovo reato, il “crimine contro l’umanità ” e nel caso di una condanna gli anni di carcere salgono a 30. Finora non ci sono stati casi del genere, ma di fronte alle richieste di una parte (ancora minoritaria) dell’opinione pubblica per una sentenza più dura, la procura di Oslo potrebbe chiedere (ma tra i giuristi ci sono molti dubbi che sia possibile) che il pluriomicida venga incriminato con questa accusa.
Mentre nella capitale continua la processione di uomini, donne e bambini che depongono fiori davanti alla cattedrale, sulla stampa norvegese ci si comincia a domandare quanto e se la Norvegia del post 22 luglio debba sacrificare, in termini di valori e libertà  individuali, in cambio di una maggiore sicurezza, se vale la pena, ad esempio, che la polizia continui o meno ad essere disarmata.
A cinque giorni dalla strage di Oslo e dal massacro nell’isola di Utoya, non mancano critiche sul comportamento tenuto dalle forze di sicurezza venerdì scorso. Critiche cui il ministro della Giustizia ha voluto rispondere direttamente, con una difesa a spada tratta della polizia: «Hanno avuto un comportamento fantastico, ho ringraziato personalmente gli agenti di Oslo e degli altri distretti». Gli investigatori proseguono le indagini, ma continuano ad essere convinti che “Abb” abbia agito da solo. Lui, dice invece il suo avvocato, insiste nella sua versione, «due cellule in Norvegia e altre all’estero» fanno parte dell’organizzazione terrorista.
«Quanti ne ho uccisi?», ha chiesto ieri al suo difensore, il quale non ha voluto svelare ufficialmente la strategia difensiva ma ha detto che «l’intero caso dimostra che Breivik è pazzo». Sarà  dunque molto probabilmente quella dell’infermità  mentale la linea difensiva, tanto più che l’avvocato ha aggiunto che chiederà  una doppia perizia psichiatrica e nel caso Breivik si dovesse rifiutare è pronto «ad abbandonare la difesa».
L’avvocato ha poi aggiunto che il suo assistito ha detto di essere «dispiaciuto per aver dovuto fare una strage, ma che ha dovuto farla perché si trova in guerra e odia tutti quelli che non sono estremisti. È normale avere dei sentimenti – ha detto ancora il legale – ma lui proprio non ne ha». In cella, già  in toltale isolamento per la decisione del tribunale, Breivik è strettamente sorvegliato, 24 ore di controlli a vista perché la polizia teme che possa tentare il suicidio.
La cella dove Abb è rinchiuso resta un segreto gelosamente custodito. Sulla stampa si fanno intanto le prime ipotesi su quale sarà  la prigione dove dovrà  scontare la pena e l’ipotesi più probabile è quella di un carcere modello appena inaugurato, la prigione Halden Fengsel, immersa in un bosco di trenta ettari con percorsi jogging, sale di musica e tv a schermo piatto.
I giovani laburisti hanno annunciato che intendono «riprendersi Utoya». Lo ha detto il loro leader, Eskil Andersen in una conferenza stampa davanti alla sede del movimento giovanile: «Molti amici se ne sono andati, ci vorrà  del tempo ma Utoya sarà  la nostra isola per sempre». E un miliardario norvegese ha stanziato cinque milioni di corone per il progetto.
Ieri pomeriggio l’ennesima commemorazione per i morti è stata alla moschea di Oslo (tra i morti c’erano anche musulmani). Erano presenti anche il principe ereditario, membri del governo, l’ambasciatore americano e quello turco.


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