by Sergio Segio | 14 Luglio 2011 6:09
ROMA – E’ quasi ferma in tutta l’Europa, ma in Italia si passa dallo stallo alla discesa. Che i già flebili segnali di ripresa stiano perdendo smalto più qui che altrove lo aveva già fatto capire l’Ocse, pochi giorni fa, con i dati del superindice, ieri lo ha confermato anche l’andamento della produzione industriale. Fra maggio ed aprile, precisa Eurostat, nella zona euro ha segnato un lieve aumento dello 0,1 per cento (0,4 se si considera l’Ue a 27 paesi), ma in Italia è diminuita dello 0,6. Il gap resta anche se il raffronto si fa sull’anno (più 4 in Europa, più 1,8 in Italia).
Gli analisti speravano in qualcosa di meglio (anche per la Ue puntavano ad un più 0,4 per cento), ma la media ha dovuto fare i conti con il drammatico dato della Grecia (che ha perso il 10 per cento nell’ultimo anno) compensato a fatica dai buoni risultati di Germania e Francia (fra aprile e maggio aumentati rispettivamente dell’1,2 e del 2 per cento). Gli aumenti mensili più significativi si sono registrati in Lituania (più 5 per cento), Slovenia (4,1), Portogallo (2,8), Repubblica ceca e Danimarca (2,7 entrambe). I cali più forti hanno riguardato invece l’Estonia (meno 2,5 per cento), Lettonia e Malta, (meno 1,3). Anche la Spagna comunque ha fatto meglio di noi (più 0,4).
Nell’immediato futuro non si intravede una svolta: secondo le anticipazioni del Centro studi di Confindustria, quanto a produzione industriale, al dato negativo di maggio seguirà una nuova performance negativa a giugno (è stimata a meno 0,1 per cento). Anche il governatore della Banca d’Italia e futuro presidente della Bce, Mario Draghi, segnala la mancanza di un inversione di tendenza. Nel medio termine, ha detto ieri parlando all’assemblea dell’Abi «il ritmo di crescita dell’economia italiana continuerebbe a collocarsi su livelli inferiori a quelli dei nostri partner europei». Questo pur precisando che quanto a Pil «dopo sei mesi di variazioni appena positive, nel secondo trimestre sarebbe aumentato ad un tasso in linea con quello medio dell’area dell’euro».
Tornando alla produzione industriale di maggio, a fiaccare la performance italiana, segnala l’Istat, è stata soprattutto l’andamento dell’industria chimica, quella della gomma e la produzione dei mezzi di trasporto. In generale a segnare il passo sono stati soprattutto i beni di consumo (meno 1,5 per cento).
Ora il fatto che più preoccupa industria e sindacato è che la necessità di varare una manovra gonfia di tagli pur di placare la tempesta sui mercati finanziari fa sì che non si parli di investimenti per la ripresa. «Il sistema è fragile e la manovra peggiorerà le condizioni: galleggiare senza cercare la crescita significa aggravare la condizione sociale e occupazionali» ha commentato la Cgil. «Siamo preoccupati per il rallentamento della produzione industriale, il calo degli ordinativi e del fatturato. La timida ripresa è trascinata solo dalle esportazioni, resta bloccata la domanda interna» dice la Cisl.
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