by Sergio Segio | 19 Luglio 2011 8:05
Presiede Antonio Bruno
Coordina Vittorio Agnoletto
Interventi di
Paolo Beni, presidente Arci nazionale
Maurizio Gubbiotti, coordinatore Legambiente nazionale
Enrico Panini, segretario nazionale CGIL
Ciro Pesacane, portavoce Forum Ambientalista
Sergio Segio, curatore del Rapporto, direttore Associazione Società INformazione
In serata la fiaccolata da Piazza Matteotti alla Scuola Diaz per ricordare quelle giornate di dieci anni fa
Il Rapporto sui diritti globali è realizzato da da Associazione Società INformazione, promosso da CGIL, ARCI, ActionAid, Antigone, CNCA, Fondazione Basso–sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Legambiente, Vita. Promosso dunque dalle associazioni italiane più autorevoli e impegnate sulle problematiche trattate, il Rapporto giunge quest’anno alla sua nona edizione. Nel tempo della crisi globale, il Rapporto entra ancora più in profondità nell’analisi delle tendenze mondiali, del fallimento dei modelli liberisti e dei nuovi scenari.
In un’intervista rilasciata a “La stampa” nel marzo scorso, il sociologo Edgar Morin sostiene che «Salvarsi dalla catastrofe è improbabile, perciò ci spero». È un po’ questo il senso dei colori della copertina del Rapporto sui diritti globali di quest’anno: un blu intenso e predominante ci dice delle difficoltà di un mondo alle prese con la crisi globale, con la disumanità delle guerre, dei terrorismi e delle violazioni dei diritti, con la devastazione ambientale che sembra conoscere ripensamenti troppo lenti e timidi; ma c’è anche un punto di verde che si affaccia e reclama un’incerta speranza, che allude a un orizzonte di futuro possibile, più degno e giusto per tutti. C’è il colore cupo del cimitero liquido che inghiotte a migliaia nel Mediterraneo e nel Canale di Sicilia uomini, donne e bambini in fuga e c’è il pallido verde del sogno di una vita desiderabile negli interstizi della Fortezza Europa. C’è lo scuro della privazione della libertà e del domani, della fame, della sete, della rapina delle risorse, del sottosviluppo e c’è il tenue ma tenace verde della liberazione e della rivolta che s’impongono al mondo e rovesciano i tiranni.
Un volume unico a livello internazionale per ampiezza dei contenuti, che propone una lettura dei diritti come interdipendenti. Tra i temi trattati: la crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, l’economia, le politiche sui redditi e quelle sociali, le trasformazioni del mercato del lavoro e la precarietà diffusa, gli infortuni sul lavoro, il welfare e il diritto alla salute, il carcere, la corruzione e la giustizia, la sicurezza urbana, le ronde e il neoautoritarismo, il volontariato, il Terzo settore e l’economia solidale, i diritti dei consumatori e degli utenti, il nuovo mutualismo e la cittadinanza attiva, la finanza etica e i nuovi stili di vita, la decrescita e il consumo responsabile, le migrazioni e i rifugiati, la multiculturalità e la cultura delle differenze, le guerre infinite, i terrorismi globali e le paci possibili, l’Europa politica e quella sociale, lo stato del pianeta e la green economy.
In ognuno degli otto capitoli è definito il punto della situazione e sono delineate le prospettive del 2011. L’analisi e la ricerca sono corredate da cronologie dei fatti, da approfondite schede tematiche, dai dati statistici più aggiornati, da un accurato glossario, dai riferimenti bibliografici e web, dalle sintesi dei capitoli e dall’indice dei nomi e delle organizzazioni citate.
Prefazione di Susanna Camusso, introduzione di Sergio Segio, interventi di Gerry Adams, Santiago Alba Rico, Danilo Barbi, Paolo Beni, Marco Bertotto, Tito Boeri, Riccardo Bonacina, Aldo Bonomi, Massimo Campedelli, Paolo CARROZZA, Luigi Ciotti, Vittorio Cogliati Dezza, Beatrice Costa, Sergio D’Angelo, Nerina Dirindin, Inaki Egana, Luigi FERRAJOLI, Carlo Fiorio, Fulvio Fammoni, Luciano Gallino, Patrizio Gonnella, Maurizio Gubbiotti, Ertugrul Kurkcu, Elisabetta Laganà , Giovanni La Manna, Vera Lamonica, Luigi Manconi, Maria Luisa Mirabile, Nicola Nicolosi, Enrico Panini, Angela Pascucci, Ciro Pesacane, Carlo Petrini, Morena Piccinini, Shukri Said, Raffaele K. Salinari, Andrea Santini, Alessandro Santoro, Vincenzo Scudiere, Fabrizio Solari, Serena Sorrentino, Monica Spatti, Gianni Tognoni, Salvatore Veca, Guido Viale, Armando Zappolini, Livia Zoli.
APPELLO GENOVA 2001 – GENOVA 2011
LA CRISI O LA SPERANZA
http://genova2011.wordpress.com/[1]
Dieci anni fa centinaia di migliaia di persone, giovani e adulti, donne ed uomini, di tutto il mondo si diedero appuntamento a Genova per denunciare i pericoli della globalizzazione neoliberista e per contestare i potenti del G8, intenti a convincere il mondo che trasformare tutto in merce avrebbe prodotto benessere per tutti.
Le persone che manifestavano a Genova erano parte di un grande movimento “per un mondo diverso possibile” diffuso in tutto il pianeta. Era nato a Seattle nel 1999 con una grande alleanza fra sindacati e movimenti sociali, e ancor prima nelle selve del Chiapas messicano. Nel gennaio 2001 si era incontrato nel grande Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre in Brasile che aveva riunito la società civile, i movimenti, le organizzazioni democratiche di tutto il mondo.
Quel movimento diceva – e ancora oggi dice – che la religione del mercato senza regole avrebbe portato al mondo più ingiustizie, più sfruttamento, più guerre, più violenza. Che avrebbe distrutto la natura, messo a rischio la possibilità di convivenza e persino la vita nel pianeta. Che non ci sarebbe stata più ricchezza per tutti ma, piuttosto, nuovi muri, fisici e culturali, tra i nord ed i sud del mondo. Non la pacificazione, conseguenza della “fine della storia”, ma lo “scontro di civiltà ”.
Avevamo ragione, e i fatti lo hanno ampiamente confermato. Ora lo sanno tutti. Ma dieci anni fa, per aver detto solo la verità , venimmo repressi in maniera brutale e spietata.
La città di Genova fu violentata fisicamente e moralmente. Le regole di una democrazia, che sempre prevede la possibilità del dissenso e della protesta, vennero sospese e calpestate. Un ragazzo fu ucciso. Migliaia vennero percossi, feriti, arrestati, torturati. Eravamo le vittime, ma per anni hanno tentato di farci passare per i colpevoli.
Oggi, le ragioni di allora sono ancora più evidenti. Una minoranza di avidi privilegiati pare aver dichiarato una guerra totale al resto dell’umanità e all’intera madre Terra. Dopo aver creato una crisi mondiale mai vista cercano ancora di approfittarne, rapinando a più non posso le ultime risorse naturali disponibili e distruggendo i diritti e le garanzie sociali messe a protezione del resto dell’umanità in due secoli di lotte.
E’ un progetto distruttivo: ha prodotto la guerra globale permanente, l’attacco totale ai diritti (al lavoro e del lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà di movimento, alle differenze culturali e di genere nonché alle scelte sessuali), la rapina dei beni comuni, la distruzione dell’ambiente, il cambiamento climatico e il saccheggio dei territori.
Ormai è chiaro a tanti e tante, a molti più di quanti erano a Genova dieci anni fa, che solo cambiando radicalmente direzione si può dare all’umanità una speranza di futuro, impedendo la catastrofe che i poteri dominanti, sia pure in crisi, stanno continuando a preparare.
Proponiamo a tutte/i coloro che da quei giorni non hanno mai smesso di portare avanti le ragioni di allora e a tutte/i coloro che, pur non avendo avuto la possibilità di partecipare a quelle elaborazioni, ogni giorno costruiscono elementi di un mondo diverso con le loro lotte, le loro rivendicazioni, le loro pratiche, di costruire insieme da oggi le condizioni per incontrarsi a Genova nel luglio del 2011, per tessere reti più forti di resistenza, di solidarietà , di costruzione di alternativa alla barbarie e di speranza.
Viviamo in un mondo che continua a non piacerci, un mondo che continua ad avere tutte le caratteristiche che abbiamo fortemente denunciato 10 anni fa, se possibile ancora più accentuate, attraversato da profonde crisi etiche, morali, democratiche che aggravano e rendono più pericolosa la crisi economica e finanziaria. Ma, allo stesso tempo, viviamo anche in un mondo che, a partire dal nuovo protagonismo dei popoli dell’America Latina, esprime un forte sentimento di cambiamento.
Ripensare, recuperare, allargare ed aggiornare lo “spirito di Genova” che ha segnato una generazione può aiutare. Non a guardare indietro, a quella che ormai è storia, ma a guardare avanti, al futuro che abbiamo tutti e tutte la responsabilità di costruire.
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