Ponte aereo per salvare la Somalia
ROMA — «Salvate la Somalia» , 3,7 milioni di persone rischiano la vita per la fame e la sete. La popolazione è disperata e c’è bisogno di aiuti internazionali massicci e urgenti. Fa da cassa di risonanza a una crisi che dura da mesi il vertice ministeriale dei Paesi Fao a Roma: ora la situazione è ai limiti, la metà dei bambini è malnutrita, ogni giorno ne muoiono 6 ogni 10 mila e l’Onu ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria.
Come intervento immediato oggi dovrebbe partire un ponte aereo con aiuti e generi di prima necessità . «Voglio lanciare un appello affinché possiate aiutare la Somalia ad aprire corridoi umanitari per il trasporto di aiuti alimentari» , è la richiesta del vicepremier Mohammed Ibrahim. Rilanciata, a distanza, anche dal ministro Franco Frattini, per il quale è «indispensabile un corridoio umanitario aereo per portare beni di prima necessità » .
La questione più urgente, infatti, è far arrivare gli aiuti. La mancanza di pioggia per due stagioni consecutive ha impedito di ottenere buoni raccolti, la gente ha mangiato le sementi, e la carestia ha portato la popolazione allo stremo. Ma le organizzazioni umanitarie non possono operare.
Gli shebab, i miliziani integralisti, vicini ad Al Qaeda, che controllano alcune aree, da anni hanno cacciato dal Paese gli occidentali e ieri un loro portavoce ha accusato le Nazioni Unite di raccontare «bugie» sulla carestia, perché nel «sud della Somalia sono ricominciate le piogge e i fiumi hanno ripreso a scorrere» . In tutta l’Africa orientale «la situazione è catastrofica — ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf — e richiede un urgente e robusto sostengo internazionale» : 12 milioni di persone, oltre che in Somalia, anche in Etiopia, Uganda, Kenya e Gibuti, sono malnutrite e rischiano la vita.
Per intervenire — ha rilanciato la questione Diouf — bisogna sciogliere il nodo dei fondi: l’Onu ha chiesto 1,6 miliardi di dollari, i finanziamenti per ora non arrivano alla metà . Ed è una corsa contro il tempo questa «carestia infantile» : oltre mezzo milione di bambini sono a rischio di morte imminente a causa di malnutrizione acuta grave di cui, «tra Somalia, Etiopia e Kenya sono già affetti circa 2,3 milioni di bambini» , e per gli interventi di emergenza — stima l’Unicef— sono necessari subito 300 milioni. Per ora, la Banca mondiale ha approvato uno stanziamento di 500 milioni di dollari (348 milioni di euro). La somma servirà a finanziare progetti di lungo termine a favore degli agricoltori anche se una parte — oltre 8 milioni di euro — andranno per l’assistenza immediata alle popolazioni maggiormente colpite.
Cento milioni è lo stanziamento già annunciato dall’Unione Europea, di cui 10 dalla Francia, che ha raddoppiato la cifra messa inizialmente a disposizione. Già oggi — questo è uno degli assunti del vertice — partirà un ponte aereo del Programma alimentare mondiale per portare alimenti oltre che in Somalia anche in Etiopia e nel nord del Kenya. In contemporanea agli aiuti immediati, si legge nel documento finale della riunione ministeriale, occorrerà «lavorare alla costruzione di una capacità di resistenza di lungo periodo» che assicuri una «riduzione sostenibile di fame e malnutrizione» .
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