Piano nomadi, “risorse usate per costruire spazi di segregazione”

by Sergio Segio | 29 Luglio 2011 11:29

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ROMA – “Il Piano Nomadi, nella sua formulazione attuale, rappresenta il reiterarsi di una politica fondata esclusivamente su sgomberi forzati e sulla realizzazione di aree in cui non vengono rispettati i diritti umani, in particolare quello dell’infanzia”. Così l’Associazione 21 luglio per l’ennesima volta boccia il piano presentato il 31 luglio 2009, presso il villaggio attrezzato di via di Salone, dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’assessore ai servizi sociali Sveva Belviso e il prefetto Giuseppe Pecoraro. “Il progetto avrebbe dovuto coinvolgere 6.000 rom e sinti attraverso la costruzione di 13 villaggi attrezzati – spiega l’associazione -, luoghi in cui si sarebbe coniugato il valore della ‘sicurezza’ con quello della ‘solidarietà ‘ per la costruzione di percorsi volti a dare autonomia ai soggetti interessati” e invece, aggiunge l’associazione, Amnesty International lo ha definito “causa di violazioni dei diritti umani e di violazioni degli obblighi internazionali dell’Italia in materia di discriminazione”.

Le nuove critiche dell’associazione giungono a pochi giorni dal compimento dei due anni dall’avvio del piano e con un comunicato preannuncia un nuovo studio sull’impatto che ha avuto sulla comunità  rom e sinti. Per l’associazione, “gran parte delle risorse economiche previste non sono state utilizzate per progetti di inclusione sociale bensì per il mantenimento e la costituzione di spazi di esclusione e segregazione dove la comunità  rom è perimetrata e sorvegliata e dove tutto, a partire dai dispositivi di controllo, risultano essere strumenti di mortificazione della dignità  umana”. Secondo l’associazione “il Piano Nomadi, contrariamente a quanto era stato assicurato dalle autorità  e malgrado l’ingente utilizzo di denaro pubblico, non consente la realizzazione di efficaci politiche abitative e non sviluppa progetti significativi di inclusione sociale”. A rendere ancora più complesso il quadro, la questione degli sgomberi avvenuti nella capitale dall’avvio del piano ad oggi. “Ha destato particolare preoccupazione – spiega l’associazione – l’impatto che gli sgomberi forzati e i trasferimenti hanno avuto sulla regolare frequenza scolastica dei minori rom per i quali il diritto all’istruzione è risultato più volte violato. Sia nei “villaggi attrezzati”, sia nei centri di accoglienza la salute, soprattutto quella dei minori, è posta a serio rischio da condizioni igienico-sanitarie che si sono rivelate critiche”.  (ga)

 

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