Per la prima volta morti sotto quota mille: sono 980. Rapporto Inail 2010

by Sergio Segio | 5 Luglio 2011 10:46

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ROMA – Per la prima volta dal dopoguerra la soglia dei morti sul lavoro scende sotto i mille casi l’anno. Nel 2010, infatti, le cosiddette “morti bianche” sono state 980 a fronte delle 1.053 dell’anno precedente, con una flessione pari al 6,9%. Scendono anche gli infortuni (-1,9%) che nell’ultimo anno sono passati da 790 mila casi a 775 mila, registrando un calo di 15 mila denunce di incidente. Lo rivela il Rapporto annuale Inail 2010, presentato questa mattina a Roma alla Camera, alla presenza del presidente Gianfranco Fini e del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.

“Il confronto tra il 2009 e il 2010 conferma l’andamento decrescente degli infortuni, anche se in misura molto più contenuta rispetto al periodo 2008-2009, con una contrazione dell’1,9% dei casi denunciati , da 790 mila a 775 mila e un numero di decessi, da 1.053 a 980, pari al 6,9%che, per la prima volta dal dopoguerra, scende sotto i mille casi – sottolinea il presidente dell’Inail Marco Fabio Sartori -. Complessivamente, nel periodo 2001-2010, tenendo conto dell’aumento dell’occupazione (+5,9%), il dato percentuale diventa eclatante con una flessione del 28,4% – aggiunge Sartori, sottolineando che il risultato del 2010 non era affatto scontato. Nel 2009 c’era stato infatti un calo record (-9,7%, che rappresenta  la riduzione più alta dell’ultimo quindicennio. Non solo, ma un terzo circa della diminuzione complessiva era dovuto alla grave crisi economica e occupazionale. “Personalmente temevo che, per una sorta di effetto-rimbalzo il 2010 evolvesse in una ripresa del fenomeno infortunistico con un riallineamento ai livelli più consolidati degli anni precedenti- aggiunge Sartori-. Così non è stato e la diminuzione degli infortuni nel 2010, pur in un certo permanere della crisi, rappresenta un risultato di particolare rilievo anche stimando il calo reale”. La diminuzione degli incidenti, secondo Sartori, non sarebbe quindi ascrivibile al taglio dei posti di lavoro e al numero crescente di persone in cassa integrazione per effetto della particolare situazione economica del paese. Al netto dell’effetto della perdita di quantità  di lavoro, valutata attraverso le Ula, unità  di lavoro equivalente dell’Istat, emerge infatti che in termini reali il calo sia stato pari all’1,2% per gli infortuni in generale e al 6,2% per quelli mortali.

L’analisi settoriale 2009-2010 mostra che è l’agricoltura a conseguire il risultato migliore in termini di infortuni (-4,8%), seguita dall’Industria (-4,7%) e dai servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4%). Sensibile anche la diminuzione dei decessi in tutti i rami di attività : agricoltura (-10,2%), industria (-9,7%) e servizi (-3,0%). Scomponendo i settori, riduzioni molto elevate si verificano nella metallurgia (-37,8%) e nel Commercio (-26,3%), mentre il dato delle Costruzioni (-6,1%) è allineato al valore medio generale (-6,9%). In controtendenza il settore dei Trasporti (+9,8%). Gli infortuni “in itinere” ( percorso casa-lavoro-casa )scendono nel 2010 del 4,7%. Contenuta invece (-1,5%) la riduzione degli infortuni “in occasione di lavoro” (avvenuti all’interno del luogo di lavoro, nell’esercizio effettivo dell’attività ) che rappresentano circa il 90% del complesso delle denunce. La situazione è analoga per i casi mortali: scendono del 5,5% le morti in occasione di lavoro e del 10,9% quelle in itinere.  Da segnalare la crescita (+5,3%) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l’ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori merci, autotrasportatori di persone, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.). I casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore più alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato. (ec)

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Lavoratori stranieri: infortuni in aumento (+0,8%) soprattutto per le donne

Rapporto Inail. Il 2010 è stato un anno peggiore del precedente, dai 119.240 infortuni del 2009 si passa infatti ai 120.135 del 2010. Migliore invece la situazione per i casi mortali: da 144 del 2009 a 138

ROMA – A fronte della sostanziale stabilità  del numero di lavoratori stranieri assicurati all’Inail (+0,8%), il 2010 è stato un anno peggiore del precedente, dai 119.240 infortuni del 2009 si passa infatti ai 120.135 del 2010. Lo rivela il Rapporto annuale Inail 2010 presentato questa mattina a Roma. L’incremento ha riguardato in maniera significativa la componente femminile (+6,8% contro il -1,2% dei maschi). Un fenomeno legato alla progressiva e continua crescita numerica di colf e badanti straniere (soprattutto dell’Est europeo) che lavorano in Italia. Migliore invece  la situazione per i casi mortali, che continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, con una flessione del -4,2%). Il settore più colpito è quello delle costruzioni che copre il 12,5% del complesso delle denunce (poco più di 15mila) e detiene il primato anche nel numero di decessi (32), pur in forte diminuzione rispetto al 2009 (45). Le comunità  più colpite sono la Romania, il Marocco e l’Albania che da sole rappresentano il 40% di tutti gli infortuni agli stranieri e il 50% dei casi mortali.

Esponendo il rapporto annuale il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori, ha ricordato che nei dati dell’Istituto non rientrano gli infortuni dei cosiddetti lavoratori “in nero” di cui l’Inail non viene a conoscenza. “L’Istat ha recentemente diffuso le stime per il 2009 del lavoro sommerso, pari a quasi 3 milioni di unità  di lavoro (ULA)-sottolinea- e partendo da questi dati valutiamo per il 2009 circa 165mila infortuni “invisibili” rientranti per lo più in un range di gravità  medio-lieve (175mila era stata l’analoga stima per il 2006)”.

Sartori ha anche ribadito che l’Italia non è la “maglia nera” in Europa  degli infortuni sul lavoro e che i numeri lo dimostrano. Utilizzando come termine di paragone i tassi standardizzati Eurostat aggiornati al 2007 (ultimo anno disponibile), emerge che il nostro Paese registra un indice infortunistico pari a 2.674 infortuni per 100.000 occupati, una dato migliore di quello medio riscontrato nelle due aree U.E. (3.279 per l’Area Euro e 2.859 per l’U.E.15). “Nonostante una forte incidenza manifatturiera, l’Italia si colloca in posizione migliore rispetto ai maggiori Paesi del vecchio continente come Spagna (4.691), Francia (3.975) e Germania (3.125)-sottolinea il presidente dell’Istituto-. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel periodo 2006-2007 si è registrata, per l’intera U.E., una diminuzione dei tassi d’incidenza da 2,4 a 2,1 decessi per 100.000 occupati”.

Per quanto riguarda le malattie professionali  nel 2010, si registra un nuovo  record, con un aumento del 22%, pari a 42.347 denunce, 7.500 circa in più rispetto al 2009 e oltre 15mila in più rispetto al 2006, +58%). “La crescita del fenomeno, eccezionale nell’ultimo biennio, si motiva principalmente con l’emersione delle cosiddette malattie “perdute” incentivata dalle numerose iniziative avviate dall’Inail con il contributo delle Parti sociali e dei medici di famiglia- aggiunge Sartori-. Una particolare evidenza va assegnata alle malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico bio-meccanico, da tempo le più denunciate a livello europeo e divenute negli ultimi anni, anche in Italia, prima causa di malattia professionale con il record di denunce , rappresentano circa il 60% del totale nel 2010”. (ec) 

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