Pensioni, cambia la manovra spunta la tassa sui divorzi

by Sergio Segio | 10 Luglio 2011 7:36

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ROMA – Primo: alleggerire i tagli sulle pensioni. Secondo: attenuare l’impatto della tassa sui dossier titoli. Terzo: aprire un fronte di dialogo con gli enti locali. Tre direttrici principali su cui la maggioranza è al lavoro in queste ore, alla vigilia del debutto della manovra da 40 miliardi che domani inizia il suo iter parlamentare in Senato.

I dodici deputati e senatori Pdl delle commissioni Bilancio si vedranno martedì per mettere a punto gli emendamenti, da presentare entro le 18.30 dello stesso giorno in commissione Bilancio di Palazzo Madama. Tempi stretti, dunque, per smussare o correggere le parti più discusse del decreto 98/2011. A partire dall’indicizzazione delle pensioni. L’ipotesi più accreditata è il blocco totale dell’adeguamento all’inflazione per i soli assegni d’oro, quelli otto volte la pensione minima, ovvero superiori ai 3.700 euro lordi al mese (e non ai 2.350 come scritto in manovra). Un’altra simulazione prevede, invece, una rivalutazione al 100% per le pensioni fino a tre volte la minima (1.400 euro), del 90% tra 3 e 5 volte e il blocco totale per quelle superiori a 2.350 euro.
Ritocchi in vista anche per la nuova imposta sul dossier titoli (fino a 120 euro all’anno dai 34 euro attuali e fino a 380 euro dal 2013), nel senso della progressività : chi ha più titoli paga più tasse. Si discute, poi, anche del superbollo sulle auto di lusso e del nuovo, limitatissimo, tetto all’1% per l’ammortamento fiscale delle opere pubbliche in concessione, che potrebbe essere modificato da un emendamento del viceministro alle Infrastrutture Castelli.
Più delicato il fronte degli enti locali. Dopo la minaccia di uscire dai tavoli di discussione sul federalismo, espressa dai rappresentanti di Regioni, Comuni e Province nei giorni scorsi dopo aver chiesto – senza ottenerlo – un incontro con il governo, da domani si potrebbe tornare a parlare di revisione del patto di stabilità  interno e di «premio ai Comuni virtuosi», come promesso dalla Lega.
Dalla manovra, intanto, spunta anche la tassa sulle separazioni e i divorzi, fino ad ora gratuiti. I coniugi in crisi dovranno pagare 37 euro, se la rottura è consensuale, o 85 euro (se non lo è). La tassa si applicherà  anche alle modifiche successive dell’accordo di separazione, come l’assegno di mantenimento. La misura comporterebbe, secondo i calcoli del Tesoro, un maggiore gettito di circa 10 milioni e mezzo di euro l’anno.

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