Parma e le spese fuori controllo Così è nata la macchina dei debiti

by Sergio Segio | 13 Luglio 2011 7:45

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In città  è diventato un appuntamento con la corrida. Quando si riunisce il consiglio comunale si tiene in contemporanea una manifestazione di protesta sotto i Portici del Grano che ospitano il Municipio. E anche oggi sarà  così con il sindaco Pietro Vignali asserragliato a difesa delle sue prerogative e il popolo che ne chiede rumorosamente la testa.
Va da sé che nei moti parmigiani dell’estate 2011 convivano fianco a fianco semplici elettori stufi di essere presi in giro accanto ai militanti delle varie opposizioni, che quel sindaco primo-della-classe non l’avevano mai digerito e oggi celebrano la loro vendetta.
Sui siti cittadini ormai gli sberleffi contro Vignali non si contano più, c’è chi lo paragona a Gheddafi per l’attaccamento maniacale al potere, chi parafrasando la nota colla l’ha ribattezzato «Vignavil» e chi, infine, a perenne ricordo dell’ingloriosa fuga dall’ingresso posteriore del municipio dopo gli arresti di ben 11 suoi collaboratori ha coniato il nomignolo di «Svignali» . Lui resiste, sostiene di dover portare a termine il suo compito ma ogni Consiglio comunale è una via Crucis. Nel corso dell’ultima seduta prima ha annunciato di aver destituito quattro alti dirigenti, poi ha cambiato idea e i defenestrati sono diventati tre. Gli esponenti del Pd ne parlano come di un uomo disperato» , i suoi colleghi della lista Parma Civica staccherebbero volentieri la spina e così a sostenerlo è solo il capo del Pdl locale, Luigi Villani, che vuole portarlo fino al termine del mandato. È difficile che ce la faccia, la sua sembra l’agonia di un ex vincente che non si rassegna e l’ombra del commissario si avvicina sempre di più.
 L’identikit già  c’è ed è quello del prefetto in pensione Anna Maria Cancellieri, che ha fatto molto bene a Bologna dopo la caduta della giunta Delbono e vanta nel suo curriculum una precedente esperienza, da commissario, proprio a Parma nel ’ 94. In questo momento in verità  gli indignados del ducato guardano al procuratore Gerardo Laguardia, che con il sindaco sembra giocare a gatto e topo. Un giorno dice che arriverà  «un terzo tempo» degli arresti dell’inchiesta Green Money e l’altro racconta che tantissimi concittadini hanno chiesto di verbalizzare le loro denunce. Lunedì scorso è stato in Procura per cinque ore Massimo Varazzani, il manager ex Cassa depositi e prestiti, tornato lo scorso dicembre nella sua Parma per moralizzare la holding Stt, la cabina di regia del «vignalismo di spesa e di governo» . Così in città  in molti si sono fatti l’idea che i prossimi arresti siano imminenti e i soliti bene informati scommettono anche sul numero: dodici.
 L’opposizione, pur apprezzando l’operato dei magistrati, sa che Laguardia opera lento pede e non si è mai fatto condizionare dalle scadenze politiche. Raccontano in città  che a far infuriare i parmigiani, anche quelli che avevano votato in modo convinto per il sindaco, più che la montagna di 600-630 milioni di debiti che l’amministrazione di centrodestra lascia a chiunque le succeda, sono stati i 180 mila euro spesi per riempire il Lungoparma di rose che in realtà  non si sono mai viste. Certo è che per un sindaco maniaco della comunicazione come Vignali è la legge del contrappasso, lui che aveva incaricato gli head hunter di mezza Italia di trovargli il suo Karl Rove, lui che ha mantenuto uno staff di pierre da Casa Bianca, sarà  ricordato per la gaffe delle rose. E non per i concerti al Regio dove era accompagnato quasi sempre da starlette della tv come Sara Tommasi.
Del resto una certa attrazione fatale per lo spettacolo Vignali l’aveva dimostrata già  quando con un gesto da cineproduttore decise un investimento spropositato di milioni del fondo rischio e oneri della holding Stt (!) per finanziare un film con Vincenzo Salemme, che avrebbe dovuto riabilitare l’immagine dei vigili parmigiani finiti agli onori delle cronache per aver «strapazzato» un cittadino extracomunitario. Uscendo dai resoconti varrà  la pena capire come si siano prodotti tanti debiti, visto che ancora nei giorni scorsi Parma è stata classificata sesta tra i Comuni virtuosi. Il meccanismo è semplice ed è quello di creare all’esterno tante spa e srl miste pubblico private che agiscono in outsourcing al di fuori dei normali controlli a cominciare da quelli che passano per il ministero degli Interni. I Comuni non si possono indebitare causa patto di stabilità  interno, le società  miste sì. A dare il la al magheggio (il capogruppo del Pd Giorgio Pagliari la chiama «finanza creativa» ) fu il vecchio sindaco Elvio Ubaldi che l’aveva condiviso con Andrea Costa, un manager giudicato dinamico, anche troppo. C’era da far dimenticare agli elettori le vecchie giunte «immobiliste» del vecchio sindaco Stefano Lavagetto (centrosinistra) e per muovere i progetti conveniva trovare una strada che fosse laterale rispetto al budget del Comune.
Con Vignali sindaco — dopo nove anni da assessore ai lavori pubblici (il ministro competente si chiamava Pietro Lunardi, parmigiano)— questa via è diventata un’autostrada e sono almeno 20 oggi le società  partecipate del Comune usate per aggirare i vincoli di finanza pubblica e il patto di stabilità  interno. Spip, Parma Infrastrutture, Stu Stazione, Stu Pasubio, Stu authority, Tep, Infomobility e via di questo passo. Parma non è l’unico Comune ad avere scelto questo escamotage ma rispetto agli altri lo ha fatto in quantità  industriale. Nella città  immortalata da Stendhal sono state ideate più opere pubbliche che in ogni altro posto. Palazzi dello sport, ponti di ogni sorta e foggia, la sede dell’authority alimentare, una maxipasserella per biciclette, la costosissima scuola europea, la nuova e faraonica stazione pensata per una città  di almeno 400 mila abitanti.
Tutto in realtà  veniva disegnato in taglia XL per una città  che invece è medium size. Inventare nuove società  portava con sé creare altri Cda, distribuire consulenze a pioggia e la possibilità  di assumere personale senza passare per le procedure comunali. I lavori pubblici creavano un proficuo dialogo con gli imprenditori locali ai quali venivano garantite quote di appalti distribuite sapientemente tra i privati e la Coopsette. Il lubrificante per pagare tutto ciò era l’esternalizzazione del debito. Un non parmigiano è portato a farsi una serie di domande semplici semplici: ma ci volevano gli arresti per capire che quel metodo un giorno o l’altro avrebbe portato tutti all’inferno? Come è stato possibile che un’intera comunità  abbia creduto negli anni 2000 alla moltiplicazione dei pani e dei pesci? Come che sia oggi tutti hanno aperto gli occhi e nelle discussioni cittadine sono in tanti a cercare di riavvolgere il nastro del film di questi anni. Vignali e i suoi sono solo un sensazionale team di pasticcioni da nuova commedia all’italiana oppure già  dai suoi esordi la grandeur delle opere pubbliche era finalizzata alla corruzione e all’arricchimento dei protagonisti? Le opinioni ovviamente divergono ma c’è chi si azzarda addirittura a sostenere che Vignali è solo un burattino e altri sarebbero i registi della grande ditta del mattone.
 Qualcun altro parla di fili invisibili che legherebbero gli interessi del centrodestra parmigiano con Roma. Il risultato è che siamo in presenza di una squadra che ha occupato sapientemente i posti chiave, ha sfasciato la finanza locale sapendo cosa faceva e ha distribuito soldi con sapienza. Chi sottoscrive questa lettura fa presente che gli arresti (gli 11 già  contabilizzati più i 12 preventivati) riguardano solo un filone minore delle indagini, ovvero Green Money, il verde pubblico. Un antipasto. Altre saranno le portate quando i magistrati troveranno il tempo per occuparsi della holding Stt, della Spip, della Stu Stazione e via via di tutte le partecipate.
 Prendiamo la Spip, la partecipata che si è occupata di acquistare le aree per gli insediamenti produttivi. Guarda caso le aree in questione venivano pagate sempre il doppio del loro valore e guardando l’elenco dei venditori pare che gli errori non siano stati mai casuali. C’è quasi sempre il dolo. Lo dimostrerebbe il fatto che quando il solito Varazzani ha potuto vedere le carte avrebbe pressato il sindaco per avviare un’azione di responsabilità  nei confronti degli amministratori della Stt e della Spip per mala gestio. Ovviamente per saperne di più bisognerà  aspettare gli atti degli inquirenti ma gli indignados del ducato sostengono che stavolta per trasferire in carcere i responsabili ci vorrà  un autobus.

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