Parchi lombardi, rivista la legge
MILANO — Via libera alla legge sui parchi in Lombardia, in versione edulcorata. La maggioranza in Consiglio regionale ieri ha cancellato dal contestato testo i due passaggi cruciali che, stando agli ambientalisti e alle opposizioni, mettevano a rischio di cementificazione i parchi lombardi. Due emendamenti che ne hanno consentito l’approvazione, dopo sei mesi di rinvii e un dibattito di otto ore. Del primo è autore lo stesso assessore ai Parchi, Alessandro Colucci, che ha preferito spostare nel tempo, e ad una prossima radicale riforma della legge sui sistemi verdi, la norma che introduceva la «modifica dei confini» o riperimetrazione. Il secondo, che introduce il parere «vincolante e obbligatorio» degli enti parco su deroghe richieste per opere infrastrutturali (come la terza pista dell’hub di Malpensa), è il risultato di una staffetta tra Lega Nord e Pd.
Rimane inalterato, invece, il nuovo impianto di governance, che cancellando i consorzi (di Comuni e Province), in ottemperanza al decreto Milleproroghe, fa entrare la Regione come attore nei comitati di gestione del verde protetto. «È una legge che non solo consente ai parchi di poter continuare ad operare, ma anche di essere ancora più efficienti nella tutela e valorizzazione dell’eccellenza dei nostri territori— ha dichiarato soddisfatto il governatore Formigoni —. Plaudo alla compattezza della maggioranza e segnalo agli ipercritici per partito preso, che in questi giorni non hanno mancato di far sentire la propria voce, che la legge ha anche ottenuto il voto di astensione delle opposizioni più ragionevoli» .
«Poteva finire peggio» , ha commentato a caldo Costanza Pratesi, responsabile dell’Ufficio ambiente e paesaggio del Fai. Mentre la presidente onoraria Giulia Maria Crespi, in merito al nuovo modello di governance, ha sottolineato di essere «stupita di come la Lega si contraddica sui principi di sussidiarietà e faccia del federalismo all’incontrario» . C’è poi chi invita a non abbassare la guardia, intravedendo il rischio di una balcanizzazione degli enti parco: «Finché erano consorzi obbligatori, un Comune non poteva rifiutarsi di dare la propria quota a sostegno e stare nel parco.
Da domani potrebbe anche scegliere, contando meno, di non pagare e di uscire. La nuova gestione non garantirà la continuità dei parchi» , ha denunciato Agostino Alloni del Pd. «Temiamo una frana, un’emorragia che potrebbe mettere a rischio l’intero sistema» . Timori di caos a lungo termine condivisi dai consiglieri del Sel, Chiara Cremonesi e Giulio Cavalli. Quanto ai risparmi («è un provvedimento che migliora la gestione e razionalizza i costi di funzionamento» , aveva spiegato il relatore della legge, il pidiellino Carlo Saffioti), ieri in aula è stato bocciato un emendamento taglia costi presentato da Italia dei valori, che chiedeva ai futuri membri degli enti parco di «rinunciare a gettoni di presenza, indennità e rimborsi spesa» . E Milena Bertani, presidente del Parco del Ticino, ha concluso: «Questa legge è un poltronificio. I presidenti dei parchi dal giugno 2010 lavorano gratis» .
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