Papa, Bossi cambia ancora linea Lega nel caos. Maroni “sconcertato”
ROMA – Lega sempre più nel caos. Umberto Bossi fa l’ennesima giravolta. Se venerdì il deputato del Pdl Alfonso Papa doveva andare «in galera» e sabato era da salvare, ieri il Senatùr ha aggiunto incertezza. Da Podenzano, nel piacentino, il leader padano prima ha detto «penso che in aula la Lega voterà per l’arresto». Poi ha mezzo virato aggiungendo che in Giunta «abbiamo lasciato passare la richiesta della sinistra per la carcerazione, ma io qualche dubbio ce l’ho. Sembra una sfida al Parlamento, bisogna stare attenti a non fare cose sbagliate, si deve ragionare, mettere le manette prima del processo non è accettabile». Parole simili a quelle che Berlusconi – terrorizzato dall’idea dell’arresto di uno dei suoi – gli va ripetendo da 48 ore. Poi una buona parola per Alemanno («farà la stessa fine della Moratti») e la ricetta anti-speculatori “Made in Padania”: «Meglio far la secessione che sarebbe la medicina migliore, andrebbe bene al Sud e al Nord, con patti chiari e amicizia lunga».
Quello su Papa è l’ennesimo pasticcio che lascia attoniti i quadri leghisti. Chi lo ha sentito parla di un Maroni «sconcertato». Il gruppone di deputati che si rivedono nelle sue posizioni – in antagonismo con il capogruppo Reguzzoni – è su tutte le furie. Si parla addirittura di ammutinamento se alla fine, dopodomani, il Senatùr dovesse ingiungere di salvare Papa in aula dopo che venerdì scorso l’astensione lùmbard in Giunta era stata determinante per il primo sì all’arresto. La situazione è intricata e nessuno capisce a che gioco stia giocando il Senatùr, anche se in molti sospettano che con Papa c’entri poco. Per una volta i due filoni del Carroccio su un punto sono d’accordo: «Cosa sta facendo il Capo?», è la domanda che si pongono tanto quelli del gruppone quanto i fedelissimi del Cerchio Magico, tutti senza bussola. Ma le divergenze tornano appena si cerca di dare una spiegazione alle giravolte del Capo.
Maroni anche con i suoi resta molto cauto e aspetta di capire meglio la situazione (forse stasera ci sarà un vertice Bossi-Berlusconi), ma molti deputati a lui vicini dicono che dietro allo zigzagare del Senatùr ci sia la volontà di non surriscaldare i rapporti con il premier nel momento in cui intravede la possibilità di mandare Marco Reguzzoni al governo (Politiche Ue). Maldicenze? Certo è che Reguzzoni appassionatamente nega di voler lasciare il posto di capogruppo, anche se un suo approdo nell’esecutivo sarebbe letto come un ridimensionamento di Calderoli e Maroni. Voci e letture che danno la misura dello scontro in atto nel Carroccio. Tanto che nel gruppone maroniano molti giurano che se il ministro dell’Interno dovesse chiedere di votare in aula contro le indicazioni di Bossi a seguirlo saranno in più di quaranta su cinquantanove. Se chi ha parlato con Maroni non conferma, un indizio lo dà : «Faremo quello che ci dirà Bossi, ma a patto che sia lui in persona a venircelo a spiegare. Se invece manderà Reguzzoni ci sentiremo liberi di votare quel che vogliamo». Ovvero le manette per Papa, visto che, ripetono in molti, «alle feste è un massacro, la gente è disorientata e noi non sappiamo più cosa dire».
Sull’altro fronte, quello dei fedelissimi di Reguzzoni e del Cerchio Magico (nonostante tutti neghino, l’esistenza dei clan è ormai palese) leggono le cose in modo opposto. Nella strategia di Bossi vedono un tranello contro Maroni e i suoi. «Di Papa in realtà non interessa nulla a nessuno, il Capo vuole solo vedere chi gli andrà contro. Se si adeguano riafferma la sua leadership, se votano in dissenso sarà la prova del tradimento». Toni eccessivi (tra i maroniani nessuno vuole deporre Bossi, solo portarlo fuori dal Cerchio) ma sostenuti dal racconto di un altro deputato vicino alla cosiddetta “Lega di famiglia”, quella della moglie di Bossi, Manuela Marrone, da molti indicata come punto di riferimento dei pretoriani Reguzzoni, Bricolo e Rosi Mauro: di recente avrebbe chiesto a due deputati informazioni sulla strategia di Maroni e Giorgetti (implicitamente accusati di voler sostituire Bossi) e se Calderoli li sostiene. Le lotte dentro al Carroccio sono tali che nei prossimi mesi potrebbero decidere le sorti del governo.
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