P4, sull’arresto di Papa prime crepe nel Pdl
ROMA – Cova da giorni, su Alfonso Papa, il disagio del Pdl. E corre la voglia di votare per l’arresto dell’ex pm chiesto dai magistrati di Napoli che indagano sulla P4. Voci anonime di Transatlantico che si preparano a premere il bottone del sì dietro la copertura del voto segreto. Ma da ieri l’omertà si rompe. C’è un deputato del Pdl dal nome famoso, visto che si chiama Santo Versace, fratello dello stilista ucciso a Miami, sempre elegante con la sua t-shirt o col suo lupetto nero sotto la giacca, che rende pubblico l’assenso alle manette. Al Consiglio nazionale del Pdl ha ascoltato il neo segretario e tuttora Guardasigilli Angelino Alfano dichiarare che d’ora in poi quello di Berlusconi sarà «il partito degli onesti». E lui, di conseguenza, dice: «Ovviamente sposo al cento per cento la sua idea e proprio per questo voterò per l’arresto di Alfonso Papa». Su YouTube, a Klauscondicio, prosegue: «Bisogna dare un segnale alla magistratura che può lavorare a prescindere, perché in questo caso ritengo che la magistratura abbia chiesto una cosa giusta».
L’uscita spacca il Pdl. Mette in allarme i vertici in vista di tre appuntamento importanti. Il primo subito, già dopodomani. A Montecitorio si riunisce il gruppo del Pdl. Ci sarà anche Alfano. Sul tavolo c’è proprio cosa fare di Papa. Sin dal giorno dopo, quando l’ex vice capo di gabinetto di via Arenula – accusato di estorsione e di aver abusato del suo ruolo per procacciarsi notizie riservate sulle inchieste da veicolare al suo amico e “capo” Luigi Bisignani – si presenterà alla giunta con una memoria scritta. Nella quale, a quanto ha detto ai suoi colleghi deputati, «smonterà le accuse della procura», spiegherà di «essere oggetto di una persecuzione da parte di suoi ex colleghi che lo odiano», porterà pezze d’appoggio per dichiararsi non colpevole. La giunta lo ascolterà , i singoli gruppi dovranno intervenire. Per il voto, che è palese, si andrà al giorno dopo o alla settimana seguente. Sulla carta, tutto dipende dalla Lega. Dove Bossi ha già detto «voteremo sì». Se va così finisce 12 a nove. Altrimenti prevale il sì con 11 a 10.
Nel gruppo, chi pensa che si debba essere per il no, ne fa una questione di principio. Dice il vice di Cicchitto, il piemontese Osvaldo Napoli: «Se si dà il via libera a questo arresto, esso varrà in futuro per tutti, e per tutti i reati. Così si istituzionalizza un comportamento. Ricordo a tutti che per il senatore Alberto Tedesco abbiamo dato un parere negativo rispetto alla richiesta dei magistrati». Da giorni Enrico Costa, che fa parte della giunta ma è capogruppo Pdl in commissione Giustizia, nonché segretario della Consulta, segue Papa da vicino, gli ha consigliato di non parlare con la stampa, ma di prepararsi con accuratezza l’intervento in giunta. Ma il malpancismo dilaga lo stesso, né Napoli fa finta di non aver sentito i mugugni di protesta.
Come quelli dell’ex An Amedeo Laboccetta che all’inizio dell’anno era stato il promotore di un’interpellanza, firmata da cento tra deputati e senatori per contestare, nell’inchiesta su Papa, intercettazioni che tradivano la copertura garantita ai parlamentari. Ma ora premette: «Non lo rifarei più». Aggiunge: «In aula voterò secondo la regola della disciplina di gruppo». Racconta: «Sono rimasto molto turbato dopo aver letto l’intero fascicolo, non fa piacere vedere certi fatti e certi passaggi». Poi uno sfogo: «Sono una di destra, ho militato nel Msi e in An. Tutti quelli come me non possono di certo restare indifferenti alla lettura di queste pagine».
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