Ora le vittime hanno dei nomi
Dopo la «marcia delle rose», che lunedì sera ha riempito la capitale Oslo e molte altre città norvegesi per commemorare le vittime della strage di venerdì scorso, ieri una nuova commemorazione funebre si è tenuta a Oslo: una cerimonia nella maggiore moschea della città , dove musulmani e non si sono riuniti in una sorta di abbraccio comune – c’era anche il ministro degli esteri Jonas Gahr Store, a segnare che il paese non rinuncerà al suo spirito di apertura.
La Norvegia sta ancora cercando di farsi una ragione dell’attacco vissuto venerdì scorso, quando un uomo ha prima fatto esplodere una bomba nella zona degli uffici governativi, in pieno centro, poi sparato all’impazzata contro i ragazzi che affollavano un campeggio estivo dell’isola di Utà¸ya, non lontano dalla città . Ma certo, cominciano ad emergere anche molte domande.
La polizia di oslo si sta difendendo dalle polemiche sull’efficenza del suo intervento, in quel venerdì di sangue: è passata un’ora e mezza da quando la sparatoria è cominciata a Utà¸ya e quando la prima unità di agenti è arrivata nell’isola. «Non credo che avremmo potuto fare più in fretta», si è difeso ieri il capo dello staff della polizia, Johan Fredriksen, parlando con i cronisti a Oslo. Poco prima il ministro della giustizia Knut Storberget aveva definito «fantastico» il lavoro fatto dalla polizia. Intanto ieri la polizia ieri ha aggiornato la lista delle 76 vittime di Anders Behring Breivik – sette morti nell’esplosione della bomba in centro, gli altri uccisi nell’isola. Altri nomi saranno aggiunti via via che sono identificati; la polizia aggiornerà pubblicamente il suo elenco ogni giorno alle 18, è stato annunciato, finché la lista sarà completa, e le famiglie avvertite.
Altre questioni riguardano la posizione dell’attentatore, e i suoi legami – veri o presunti. L’avvocato difensore di Anders Behring Breivik ieri ha detto che il suo assistito è con ogni brimamilità malato di mente: «Questa intera storia indica che non è sano», ha detto il legale, Geir Lippestad. «Dice che è dispiaciuto ma che doveva farlo perché era necessario. odia tutte le idee occidentali e i valori di democrazia … si aspetta che questo sia l’inizio di una guerra che durerà 60 anni. vede se stesso come un guerriero. dice che ha dato inizio a questa guerra – e ne fa motivo di orgoglio», spiega l’avvocato: tutti elementi, insiste, che dovrebbero far propendere per l’insanità mentale. Anche se, aggiunge, questa è la sua idea: non è affatto detto che Breivik vorrà sottoporsi a test psichiatrici e far appello alla malattia mentale – anzi, ha già dichiarato di sentirsi «l’unico che comprende la verità ». L’avvocato ha dichiarato che lascerà la difesa se il suo assistito non vorrà sottoporsi ai test psichiatrici. Lippestad è iscritto al partito Laburista, cioè il partito di governo e a cui appartenevano i giovani massacrati da Breivik.
La sanità mentale di un uomo che ha massacrato 76 persone a sangue freddo è una questione procedurale che sarà affrontata presto. L’altra è stabilire se si tratta di un «lupo solitario», come propende a credere la polizia norvegese (anche se pubblicamente non esclude alcuna possibilità ), o se davvero Breivik fa parte di una rete di estrema destra su scala europea. La polizia norvegese, e le forze di sicurezza di Gran Bretagna, Belgio, Svezia e altri paesi stanno cercando di capire quanto c’è di vero in quanto detto da Breivik lunedì in tribunale, cioè che avrebbe avuto la collaborazione di altre «cellule» di un’organizazzione che chiama i «Cavalieri templari d’Europa» – formata secondo Breivik, nel 2002 durante una riunione in una località segreta di Londra – l’uomo cita molto la English defence League, organizzazione anti-islamica inglese. Che la sua organizzazione esista davvero resta però dubbio.
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I FAN A DESTRA
«Breivik come Fallaci» bufera su Borghezio
Il massacro di Oslo «utilizzato» per condannare posizioni (anti-islamiche) come quelle di Oriana Fallaci. Così, ieri, l’europarlamentare leghista Mario Borghezio: «Sono intervenuto perché ho avuto come l’impressione che questa strage sia servita a qualcosa. Questa strage viene utilizzata per condannare posizioni come quelle di Oriana Fallaci, io non ci sto». Borghezio – noto per le sue idee cristiano-fondamentaliste, anti-islamiche e xenofobe, è intervenuto a «Radio Ies» sulla strage di Oslo. «Non sono nella testa nello squilibrato di Oslo – ha continuato – ma i cristiani non devono essere bestie da sacrificare. Dobbiamo difenderli, questo è il mio messaggio». Scontato coro di condanna da destra a sinistra, dal ministro dell’interno Maroni alla deputata Pd Serracchiani. Più o meno la stessa solfa in Francia, dove il Fronte Nazionale (estrema destra) ha deciso di sospendere Jacques Coutela, il candidato che sul suo blog aveva fatto l’apologia di Anders Breivik, il 32enne reo confesso dei massacri di Oslo e di Utoya. Vittorio Feltri c’è andato più leggero, ma i suoi lettori si sono infuriati contro quell’editoriale dal titolo «Quei giovani incapaci di reagire».
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