Ombre lealiste sulla pace

by Sergio Segio | 3 Luglio 2011 10:53

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 Per la polizia gli scontri di venerdì notte a Belfast (sei poliziotti feriti, lancio di pietre e danni a diverse auto) dopo la «mini Twelfth», una sorta di preludio alla parata protestante del 12 luglio, non sono stati orchestrati dai paramilitari lealisti. Una dichiarazione curiosa, anche perché l’indice è stato subito puntato da tutti proprio contro uno dei gruppi paramilitari lealisti (cioè leali alla Corona britannica, favorevoli all’unione al Regno Unito delle sei Contee nordirlandesi) più attivo negli anni del conflitto, l’Uvf, Ulster volunteer force. Lo stesso gruppo paramilitare accusato di aver violentemente attaccato il quartiere repubblicano-cattolico di Short Strand un paio di settimane fa.

Gli scontri dell’altra notte sono scoppiati alla fine della manifestazione, quando gruppi di protestanti hanno attaccato i residenti della zona nazionalista attorno a Castlereagh Street e Albertbridge Road. La polizia è intervenuta con idranti per disperdere la folla. Sette persone sono state arrestate.
Il sindaco di Belfast, il venticinquenne Niall O’Donnghaile (del Sinn Fein) sottolinea che «la questione delle marce può essere risolta soltanto se si decide di sfidare apertamente i responsabili degli ultimi incidenti, venerdì notte. E mi riferisco – ha aggiunto – all’Uvf. La percezione purtroppo è che i politici unionisti non abbiano l’intenzione di affrontare il problema molto grave che l’Uvf sta creando». Per il sindaco «non basta pulire le strade dopo la violenza. Sappiamo bene che questa violenza deriva da problemi che richiedono una seria volontà  politica di risolverli».
Luglio è il mese delle parate «orangiste». L’Orange Order è una loggia protestante fondata nel 1796 nella contea di Armagh, nel nord Irlanda. Il suo nome è un omaggio a quel re protestante William d’Orange, che sconfisse il re cattolico James II nella battaglia del Boyne (1690). Gli orangisti sono da sempre fortemente legati all’unionismo nordirlandese.
Uno dei punti più delicati dell’Accordo del Venerdì santo (l’accordo di pace anglo-irlandese siglato nel 1998) riguardava la creazione di una «Commissione parate», che avrebbe dovuto risolvere in particolare le controversie sulle marce orangiste. Queste sfilate infatti hanno percorsi che provocatoriamente attraversano quartieri repubblicani e cattolici e i protestanti che vi partecipano usano le parate per attaccare questi distretti. La marcia del 12 luglio celebra proprio la vittoria del protestante William d’Orange sul cattolico James II, e da sempre è stata segnata da pesanti scontri.
Quest’anno la Commissione per le parate ha concesso all’Orange Order di passare attraverso il quartiere nazionalista e repubblicano di Ardoyne, pur vietando la musica e le bandiere, per non «provocare» i residenti repubblicani. «Una decisione assurda – dice Gerry Kelly, deputato del Sinn Fein nel nord Irlanda – perché solo due settimane fa la Commissione aveva vietato un’altra manifestazione orangista, sempre attraverso Ardoyne».
Due settimane fa la piccola enclave cattolica di Short Strand era stata posta sotto assedio da un gruppo di lealisti. L’ex sindaco di Belfast e deputato per il nord Irlanda, Alex Maskey dice che «ci sono stati colloqui molto intensi nella zona, anche con il leader dell’Uvf locale, proprio per cercare di allentare la tensione, ma è chiaro che decisioni come questa della commissione delle parate sul 12 luglio non aiutano a calmare la situazione. Anzi, – aggiunge – questo tipo di decisioni vengono vissute come provocazioni dai residenti delle zone costrette a subire il passaggio di queste manifestazioni».
L’altra parata contestata è quella di Drumcree, a Portadown che si svolge la domenica prima del 12 luglio. Per anni è stata la marcia più violenta, con la strada «nazionalista» di Garvaghy Road messa letteralmente sotto assedio dagli orangisti. A Drumcree la violenza lealista è stata in qualche modo sostenuta dalla polizia che spesso e volentieri ha contribuito alle provocazioni nei confronti dei residenti nazionalisti che si sono riuniti in un comitato molto combattivo, Garvaghy Road Residents. Il comitato era difeso dall’avvocata Rosemary Nelson, assassinata da uno squadrone della morte lealista nel 1999.

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