by Sergio Segio | 12 Luglio 2011 7:29
Noi del manifesto, che da tempo insistiamo sul fatto che siamo in una crisi storica, nella quale la finanza fa da moltiplicatore della crisi economica, e fa sì che le agenzie di rating abbiano acquisito un potere straordinario, potremmo consolarci con un «l’avevamo detto», ma sarebbe una assai magra soddisfazione e tuttavia, pur essendo oggi «quotidiano comunista», vorremmo aggiungere qualche altra considerazione sull’euro e sull’Europa, con il conforto di un grande Nobel dell’economia, cioè Amartya Sen, che nei giorni scorsi ha pubblicato su le Monde un articolo dal titolo «L’euro fa crollare Europa» e con sommario «Il potere non democratico dei finanzieri e delle agenzie di rating impone a Grecia e Portogallo politiche di rigore di incerta efficacia e anche pericolose».
Amartya Sen, inizia, significativamente, il suo scritto ricordando «Il manifesto di Ventotene», firmato nel 1941 da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi. Quella era un’idea d’Europa seria e consistente, viene da dire il contrario dell’Europa dell’euro. «La decisione erronea – scrive Amartya Sen – di adottare una moneta unica, l’euro, senza un’integrazione politica ed economica ha certamente avuto il suo ruolo nell’attuale crisi, anche a prescindere dalle irregolarità finanziarie commesse da Grecia e Portogallo.»
Insomma c’è una crisi forte e internazionale, che in Europa ha un aggravante nell’euro, e in mancanza di una unione europea, siamo al punto che la moneta sovrana e le sue logiche sono evidentemente contrarie alla sovranità dei singoli paesi. Conclusione: o si lavora, con urgenza, all’unità europea o è meglio liberarsi dell’euro. Al punto in cui siamo quello che sembrava un passo avanti è diventato un ostacolo, che aggrava la crisi generale che investe oggi l’Europa.
Ps. Consiglio la lettura di «Il fallimento dell’euro» di Antonio Maria Rinaldi.
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