Napolitano: “Ora coesione e confronto” Bersani: disponibili, ma voteremo no

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ROMA – Nelle drammatiche ore dell’attacco speculativo all’Italia è il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a indicare al mondo politico la strada da percorrere. Berlusconi tace dalla sentenza sul Lodo Mondadori perché, lo ha già  spiegato il suo portavoce, non vuole mandare segnali negativi ai mercati. E allora è ancora una volta il presidente a dover prendere in mano la situazione: «Oggi più che mai dovrebbe sprigionarsi nel nostro Paese un impegno di coesione nazionale di cui c’è bisogno per affrontare le difficili prove che sono all’ordine del giorno».
Un appello ad approvare la manovra in modo bipartisan per calmare i mercati raccolto dall’opposizione. Così, in serata, il Quirinale tira le somme: «Il presidente Napolitano ha preso nota con viva soddisfazione degli annunci dell’opposizione nel senso di un impegno a concorrere – con “pochi qualificati emendamenti” – a una “rapidissima approvazione” della necessaria manovra. Ci si attende che a ciò corrisponda l’immediata disponibilità  di governo e maggioranza a condurre le consultazioni e a ricercare convergenze». E così sarà .
La giornata era di quelle nere, con le parti politiche in rotta di collisione mentre la Borsa affondava. Poi l’intervento di Napolitano. Continuano le schermaglie. Fino a quando l’opposizione esce allo scoperto con Udc (a nome del Terzo Polo), Pd e Idv che annunciano la volontà  di presentare «pochi qualificati emendamenti» per chiudere in fretta la manovra. Ferme restando le critiche al governo che vengono congelate, rubando le parole al comunicato dell’Udc, di fronte a «una situazione che può compromettere il futuro degli italiani». Passano i minuti e dopo il secondo richiamo del Colle, quello al governo, ecco che la Lega si allinea. Segue il Pdl. Entrambi i partiti, come fatto dal centrosinistra, annunciano pochi emendamenti e si impegnano a tenere i saldi invariati. Resta ferma la richiesta dell’opposizione a non inserire un nuovo salva-Fininvest e a rinunciare alla fiducia. In serata, dal Cairo, il segretario Bersani aggiunge: «Berlusconi non mi ha ancora chiamato. Se mi chiama il confronto si fa in Parlamento. Ci stiamo comportamento così per l’Italia, non per Berlusconi. Ma voteremo contro la manovra».
Ora si guarda ai tempi. La manovra va prima al Senato, poi alla Camera. E che vada approvata il più presto possibile per spegnere la speculazione ora lo capiscono tutti (fa effetto il richiamo della Merkel). Anche un «preoccupato» Romano Prodi scende in campo per dar man forte al Colle. Chiede «una risposta immediata» ai mercati. Cerca di placare la polemica di giornata sulle dimissioni del premier – in un primo momento chieste da parte dell’opposizione – dicendo che ora «non c’è tempo per pensare ad un altro governo». Senza risparmiare la stoccata al Cavaliere: «Fossi in lui parlerei al Paese». Anche Bossi auspica l’adozione della manovra «entro una settimana» (idem Maroni). E aggiunge: «Tremonti è saldo».
Sul tappeto restano però le polemiche. A situazione ancora fluida Veltroni vincolava la convergenza alle dimissioni del governo dopo la manovra. Serve un esecutivo «di transizione» credibile in Europa. Richiesta, con sfumature diverse, avanzata anche da Idv e Fli. Ma a far infuriare la maggioranza è D’Alema, che rilancia l’idea quando le acque sembrano essersi calmate. Piovono le reazioni. Tra tutti Cicchitto: «È un irresponsabile». Ironico Di Pietro: «Rassicuro i mercati, Berlusconi passerà ».


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