Murdoch pronto alla guerra negli Usa arruolato un ex ministro di Bush

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NEW YORK – La battaglia legale decisiva per Rupert Murdoch può aprirsi negli Stati Uniti. Un formidabile trio di legali è pronto a rintuzzare l’offensiva della giustizia americana. La squadra dei super-avvocati è stata scelta con la bilancia politica: un falco repubblicano, una donna democratica, infine uno specialista dell’anti-corruzione. È significativo che questi legali siano stati avvicinati dagli «independent director». I consiglieri d’amministrazione indipendenti per statuto devono tutelare l’azienda News Corp., non gli interessi personali di Rupert Murdoch, della sua famiglia, o dei top manager. È un segnale che il destino di News Corp. potrebbe imboccare strade diverse rispetto a quello dell’ottantenne magnate dei media. Di certo lo auspicano altri azionisti del gruppo. Lo conferma il Wall Street Journal, di proprietà  dello stesso Murdoch, che per il secondo giorno consecutivo abbandona la linea della difesa a oltranza e dà  voce ad ambienti finanziari molto critici. «La crisi può peggiorare fino a un attacco alla leadership aziendale», constata il quotidiano economico. Quindi accosta il «disastro di comunicazione» del suo editore a infausti precedenti: Bp (la marea nera del Golfo) e Toyota (automobilisti morti in incidenti dovuti a difetti di fabbricazione). «Rupert e James Murdoch hanno sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare, è un fiasco da manuale nella gestione della crisi»: il verdetto è di Harris Diamond che dirige una delle più grandi società  mondiali di pierre, la Weber Diamond, fa notizia soprattutto perché appare sul Wall Street Journal che Rupert considera la «perla» del suo impero. Lo stesso quotidiano torna a parlare di «azionisti irrequieti», mentre altrove si fa notare l’assenza di due figli, Elisabeth e Lachlan, che Rupert aveva emarginato dalla successione ai vertici, e che sono invisibili dall’inizio di questa crisi: ma forse pronti a scatenare una nuova guerra di successione contro il padre e il fratello James? Proprio queste incertezze sugli assetti aziendali hanno spinto i consiglieri d’amministrazione indipendenti ad attivare le difese della società . Il primo legale assoldato per far fronte all’offensiva giudiziaria negli Usa è Michael Mukasey: nientemeno che un ex ministro della Giustizia per George Bush; contestato per le sue posizioni favorevoli alla tortura, la sua nomina fu oggetto di una dura battaglia al Senato con oppositori eccellenti del calibro di Ted Kennedy e John Kerry.
Di segno opposto la seconda figura del team legale: Mary Jo White fu nominata giudice di Manhattan da Bill Clinton. Il terzo, Mark Mendelsohn, è un principe del foro celebre per la sua competenza sul Foreign Corrupt Practices Act: il punto d’attacco della giustizia americana infatti potrebbe essere proprio questa legge, che rende le società  Usa (come News Corp.) perseguibili per il reato di corruzione anche se commesso all’estero. La stampa Usa intanto rivela un retroscena tutto giornalistico: lo scoop decisivo è stato il frutto di un’alleanza tra il quotidiano britannico Guardian e il New York Times. Per molto tempo il Guardian aveva condotto una battaglia solitaria per portare alla luce le intercettazioni illegali. All’inizio dell’anno scorso il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, chiese al direttore del New York Times, Bill Keller, perché non dedicava più attenzione a quella pista. Keller mise tre giornalisti del New York Times al lavoro per cinque mesi, e a settembre uscì con uno scoop decisivo per inguaiare Scotland Yard e Andy Coulson (passato dal lavoro per Murdoch al ruolo di portavoce di Cameron).


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