Milanese, parla il pentito Di Lernia “Politici e manager, milioni di tangenti”

by Sergio Segio | 29 Luglio 2011 7:33

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ROMA – È un fiume in piena Tommaso Di Lernia. Dall’interrogatorio dell’11 luglio, l’imprenditore oggi agli arresti domiciliari perché accusato di corruzione e finanziamento illecito dei partiti nell’inchiesta Enav, è tornato a rispondere alle domande del pm Paolo Ielo in almeno altre due occasioni. Ha raccontato che, nell’arco di dieci anni, le tangenti pagate alla politica e al management di Enav per “governare” il sistema di appalti e subappalti hanno raggiunto i 3 milioni e mezzo di euro. E di questi, 1 milione, attraverso triangolazioni tra l’estero e i suoi conti di san Marino, lo avrebbe pagato in contanti lui stesso ad almeno «due uomini politici». Uno dei quali, al momento, ha solo un’appartenenza (l’Udc), l’altro un nome e cognome: il parlamentare del Pdl (e ministro “dei cinque giorni”) Aldo Brancher. Non è tutto. Di Lernia ha riferito anche di 3 orologi “Rolex” da oltre 20 mila euro a pezzo regalati a Guido Pugliesi, ad di Enav. Ha denunciato il ruolo di «corruttore» della politica di Lorenzo Cola, uomo del Presidente di Finmeccanica Guarguaglini. Ha evocato il nome del ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, indicandolo come “referente” di una delle società  che lavoravano in subappalto per Enav (la “Arctrade”) e di Technosky, controllata Enav. Ha suggerito che il ricatto con cui Lorenzo Cola, uomo del presidente di Finmeccanica, ricondusse a più miti consigli Giulio Tremonti, “convincendolo” a confermare Guarguaglini alla presidenza della holding, avrebbe un testimone.
Il tempo e le indagini del pm Ielo consentiranno di capire dove nelle accuse mosse da Di Lernia finisca la verità  e cominci il “sentito dire” o il “verosimile”. Ieri, gli interessati (Marco Milanese, il legale di Enav Francesco Scacchi, Finmeccanica) hanno liquidato le sue parole come «non rispondenti al vero». Ma è un fatto che almeno una delle circostanze riferite da Di Lernia trovi ora una prima conferma. Quella che documenterebbe come per la casa di via di Campo Marzio abitata da Giulio Tremonti, a pagarne l’affitto (8.500 euro al mese) non fossero né il ministro che ne era inquilino, né il suo consigliere politico Marco Milanese, ma un signore di nome Angelo Proietti, imprenditore edile interessato ad aprire alla sua “Edil Ars” nuovi mercati negli appalti pubblici (a cominciare da quelli di Enav).
Sentito recentemente dai pm di Napoli, Proietti, ha infatti sostenuto che gli oneri di quella casa – dalla ristrutturazione all’affitto – furono tutti a suo carico. E che le cose sarebbero andate così. Nel 2009, l’imprenditore individua l’appartamento di proprietà  dell’Opera Pia dei Piceni. Che ne fissa il canone in 96 mila euro l’anno. Un importo – concorda l’Opera – che sarebbe stato scalato da eventuali lavori di ristrutturazione che l’inquilino avesse sostenuto. Proietti propone «l’affare» a Milanese. Anche perché di «affare» si tratta. L’idea dell’imprenditore, infatti, è semplice. La sua “Edil Ars” dichiarerà  infatti all’Opera pia, ingannandola, lavori di ristrutturazione per 250 mila euro, a fronte di opere effettive per 50 mila euro. Denaro che Proietti non pretenderà  mai da Milanese, cui, in compenso consegnerà  un ulteriore credito di 200 mila euro nei confronti dell’Opera. Vale a dire, esattamente la cifra corrispondente ai due anni di contratto di locazione sottoscritto da Milanese (febbraio 2009-febbraio 2011). E se così stanno le cose, delle due l’una. O Milanese, che non ha mai pagato un soldo di affitto, ha sottratto con l’inganno 4 mila euro al mese al suo “subaffittuario” Tremonti (facendogli credere di dover sostenere il peso di un’onerosa pigione). O quei 4 mila euro tra i due non sono mai passati di mano, perché entrambi sapevano che non c’era nulla da pagare.
Come che vadano le cose, è una storia che camminerà . E che ha ora, anche formalmente, una sua seconda gamba nell’indagine sul pranzo del dicembre del 2010, che vide sedersi intorno a uno stesso tavolo il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, titolare dell’inchiesta Finmeccanica, il suo amico e avvocato Luigi Fischetti, Tremonti e Milanese. Ieri, su iniziativa dei consiglieri delle correnti Md e Movimenti, la prima commissione del Csm, competente per i procedimenti disciplinari e di incompatibilità , ha aperto un’istruttoria. Iniziativa che lo stesso Capaldo, ha detto di accogliere con sollievo. «Mi fa piacere che il Csm si stia interessando ad una vicenda emblematica di una clamorosa strumentalizzazione massmediatica. Mi auguro che sappia trovare la forza di individuare le gravi responsabilità  di chi manipola la verità  per conquistare illegittimamente fette di potere».

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