Manovra, il no del fronte cattolico e Formigoni attacca Tremonti

by Sergio Segio | 20 Luglio 2011 6:57

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ROMA – La parola d’ordine è «iniqua». La manovra da 48 miliardi, a pochi giorni dalla sua approvazione, fa arrabbiare tutti. Regioni, sindaci, medici, dipendenti pubblici, sindacati. Anche Famiglia Cristiana, durissima, che la definisce «macelleria sociale». Così, mentre molti consigli regionali si spaccano nel tentativo di scongiurare l’introduzione del ticket sanitario, la misura più duramente criticata, o trovare quantomeno un’alternativa meno indigesta e «iniqua», appunto, la Cgil annuncia una grande manifestazione nazionale in autunno per il lavoro pubblico. Tra blocco della contrattazione e riduzione delle detrazioni, la manovra è «un’ipoteca sul futuro», dice il sindacato mentre chiede al governo di «cancellare i superticket, un’insopportabile tassa sui malati». Alla protesta si affianca la Cisl di Bonanni che annuncia vertenze in tutte le Regioni.
Indubbiamente quello della sanità  è il fronte più caldo. Il governatore lombardo Roberto Formigoni si vede costretto a introdurre il ticket, benché graduato da zero a 30 euro a seconda delle fasce. «Sono assolutamente contrario», ammette, ma la legge «non consente di coprire il ticket con fondi regionali, ancorché li avessimo, sarebbe un comportamento anticostituzionale», le regioni sarebbero «imputabili di danno erariale». Dunque, «spalmiamo in modo diverso il valore di 135 milioni l’anno, rimodulando in base al valore della prestazione». Poi, la stoccata al ministro dell’Economia. «Ci voleva più accortezza nel reperire risorse», attacca il governatore all’indirizzo di Giulio Tremonti, anche se le misure erano imposte dall’Europa.
Anche le altre Regioni fanno i conti sull’incidenza finanziaria dei nuovi ticket. L’Emilia Romagna non li applicherà , ma il costo è di 28 milioni e vanno trovati. Il Piemonte deve decidere e per non applicarli deve tirare fuori 30 milioni per il 2011. Ma «la fabbrica dei soldi non esiste», avverte il governatore Cota. La Liguria li ha introdotti nonostante le proteste. Non solo. Studia di caricare anche i codici verdi del pronto soccorso, 10 euro in più. Il Friuli non decide e in consiglio è bagarre con l’opposizione. Anche in Sardegna è caos: servono 10 milioni per evitare l’odioso prelievo.
Le critiche più severe alla manovra, nel suo complesso, arrivano dal fronte cattolico. «Una macelleria sociale contro il ceto medio e le famiglie con figli, i “soliti noti” che già  pagano abbastanza», tuona Famiglia Cristiana nel nuovo numero, dopo la bacchettata di ieri dell’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. La manovra è «un miracolo solo a metà , con un risvolto iniquo e vergognoso, che dà  la misura della pochezza di questa classe politica», scrive il settimanale dei Paolini. «Si chiedono pesanti sacrifici ai cittadini, ma la politica non ci rimette un solo euro. L’amara medicina è solo per il Paese, non per il Palazzo». Si muovono anche i pensionati, ieri in marcia per le vie del centro di Bologna. I medici cattolici di Milano che denunciano la regressività  della manovra che grava sui più poveri. Diciannove sindaci del fiorentino che chiedono più tagli alla politica.

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