by Sergio Segio | 19 Luglio 2011 6:55
Quando si tratta di notizie che arrivano dallo Xinjiang – la remota regione a maggioranza musulmana nel nordovest della Cina – bisogna fare la tara a due propagande: quella del governo di Pechino e quella dei separatisti di etnia uigura.
Secondo l’agenzia ufficiale Xinhua ieri la polizia ha sparato contro un gruppo di persone che aveva assaltato un commissariato a Khotan, città meridionale ai margini del deserto del Taklamakan dove è forte il risentimento popolare conto le politiche di assimilazione del Partito comunista e sono attivi gruppi di integralisti islamici. I rivoltosi avrebbero sequestrato delle persone, dato alle fiamme la caserma e ucciso quattro uomini (due ostaggi e due agenti). Solo a quel punto, sarebbe scattata la reazione degli agenti, che avrebbe causato «diversi morti».
Il World uighur congress – la rappresentanza delle associazioni degli uiguri all’estero (che Pechino considera un’organizzazione terroristica) – traccia una ricostruzione diversa: secondo quanto riferito all’agenzia Reuters (dalla Germania) da Dilxat Raxit, i poliziotti avrebbero sparato su una manifestazione pacifica e in seguito si sarebbero verificati scontri tra gli appartenenti alle due comunità , gli uiguri e gli han (l’etnia maggioritaria in Cina).
Sia come sia, gli incidenti di ieri sono i più gravi da un anno a questa parte e segnalano la presenza nello Xinjiang (area strategica nel cuore dell’Asia centrale, ricca di petrolio, uranio e carbone) di un malcontento diffuso (organizzato o meno) pronto a sfociare in rivolta.
Soprattutto l’incidente di ieri – se confermato nella sua entità – rappresenterebbe un duro colpo per Zhang Chunxian, l’uomo che un anno fa aveva sostituito il segretario regionale del Pcc, quel Wang Lequan che da anni – secondo i suoi detrattori – governava la regione utilizzando il pugno di ferro contro gli uiguri. Dopo la rivolta e i massacri del 7 luglio 2009 (secondo le autorità , circa 200 morti nel capoluogo Urumqi, la maggior parte dei quali han), l’arrivo di Zhang Chunxian era stato accolto con favore anche da molti uiguri, che vi vedono un funzionario «onesto», pronto ad assicurare la coesistenza delle due etnie favorendo lo sviluppo economico dei cittadini islamici.
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