«Se l’Italia non aiuta, Fiat guarderà altrove»
MILANO — Il punto non cambia: «Servono garanzie per gestire bene gli stabilimenti» . E con lo stillicidio di cause Fiom, «minoranza rumorosa» , Sergio Marchionne le vede sempre meno. Per cui sempre la stessa è anche la conclusione: «Se il sistema Italia non ci aiuta trarremo le conseguenze» . Via. All’estero. Non solo con la sede. Il quartier generale è definitivamente il minore dei problemi: il rischio vero è per le fabbriche, la produzione, il lavoro.
È il giorno della trimestrale Fiat. E non sono soltanto numeri. A chi ancora non avesse capito quanto sia radicalmente diverso il Lingotto di oggi anche solo rispetto a due anni fa, l’amministratore delegato si presenta con i due simboli, di quel cambiamento. Il primo è la sede scelta per il board: Belo Horizonte, Brasile, Paese che ha di nuovo salvato i conti dell’auto italiana dalle perdite di un’Europa più o meno in rosso per quasi tutti i costruttori.
Il secondo ovviamente è Chrysler. Soprattutto Chrysler. Questo è il primo trimestre che consolida il gruppo Usa. Torino e Detroit non hanno bisogno di aspettare la fusione, sono da un pezzo «inestricabilmente legate» , e se «credo che la gente sottovaluti ancora quello che abbiamo fatto» il primo bilancio-fotografia spazio a equivoci non ne lascia. Sì, in Fiat Spa vanno bene i veicoli commerciali, la Ferrari, la componentistica, appunto il Brasile: viene da queste fonti il grosso degli utili della gestione ordinaria, 375 milioni di euro su 525. Ma il resto, 150 milioni, sono il contributo di Detroit. E per un unico mese, visto che il consolidamento parte da giugno. Nell’intero trimestre Auburn Hills ha guadagnato 575 milioni di dollari, 396 milioni di euro. Poi certo: è una tantum la plusvalenza — legata alla valutazione del 30%Chrysler che Fiat aveva in portafoglio a zero perché zero è costata — grazie a cui l’utile netto vola a 1,237 miliardi. Non lo sarà , però, l’apporto futuro: «Contribuirà in misura preponderante agli utili di gruppo» .
Così come al fatturato. Ora, ai 13,2 miliardi di Fiat Spa l’auto Usa «partecipa» con i 3,3 miliardi di giugno. Quant’è la quota di Fiat Group Automobiles? Nell’intero trimestre: 7,6 miliardi. Okay, pesano la crisi del mercato in Italia e in Europa. Ma questo è ormai il profilo del Lingotto: multinazionale a più teste. Europa, Nord America, America Latina, Asia. La stessa «squadra unica» , i 25 che Marchionne presenterà entro venerdì, sarà costruita su questa nuova taglia. Un circuito globale da cui l’Italia non può più pensarsi «fuori» . Non può perché «non è la Fiat a decidere le condizioni di mercato» . Ed è qui che arriva l’affondo. «È difficile agire se le relazioni industriali non sono stabili, la realtà non può funzionare in un contesto di instabilità produttiva» .
Pomigliano, la causa che ha riconosciuto la legittimità degli accordi ma ha definito «antisindacale» l’esclusione della Fiom dalla rappresentanze, per Marchionne di tutto questo è il simbolo più visibile. Non certo l’unico. Non a caso là , dove gli investimenti ormai sono partiti, «andiamo avanti comunque» .
Altrettanto non a caso tutto il resto è congelato. Il numero uno di Fiat-Chrysler non accetterà mai la «guerriglia» , in Tribunale e in fabbrica, che i metalmeccanici Cgil promettono di continuare. E lo ripete, duro, anche da Belo Horizonte. Il Lingotto non ridiscuterà , né a Pomigliano né altrove, «accordi raggiunti con la maggioranza dei lavoratori» . «Non accade da nessuna parte» , aggiunge, e di sicuro non ha intenzione di concederlo qui: «L’impegno di Fabbrica Italia è senza condizioni. Ma abbiamo fatto più di quanto si possa razionalmente chiedere a un’azienda: non abbiamo intenzione di fare altri passi» . Gli verrà chiesto comunque? Le «conseguenze» che «ne trarremmo» sono sul tavolo: «Pronti a valutare altre opzioni» .
Related Articles
LA MELA AVVELENATA
Termina con le arringhe degli avvocati il processo che vede contrapposti Apple e Samsung dopo che l’incontro tra gli amministratori delegati delle sue imprese termina senza nessun accordo. Da una parte c’è la società fondata da Steve Jobs che accusa la Samsung di aver copiato l’iPhone e l’iPad, violando così le leggi sui brevetti.
Ma il debito resta insostenibile ed è scontro tra Merkel e Lagarde su una sua nuova ristrutturazione
Nonostante i nuovi aiuti, la Grecia sarà ben lontana dalla salvezza
L’Ilva è invecchiata male