«Ora via da Kabul» , cresce il fronte trasversale

by Sergio Segio | 26 Luglio 2011 8:04

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E bisogna guardare anche al di là  dei mal di pancia in casa Lega, con Roberto Calderoli che annuncia il sì del partito «anche se non condivido» e Luca Zaia che, libero da responsabilità  di governo, dà  voce alla base con il suo «è arrivato il momento di portare a casa i nostri ragazzi» .
Alla vigilia del voto in Senato sul rifinanziamento della missione in Afghanistan, e arrivati alla vittima numero 41, si allarga il fronte di chi chiede di anticipare la data del ritiro, oggi fissata al 2014 per il grosso del contingente. Margherita Boniver — ex socialista, ex sottosegretario agli Esteri, oggi deputato del Pdl— parla della necessità  di una «profonda riflessione sul ruolo dei militari italiani presenti nell’area» . E spiega: «L’orizzonte temporale del 2014 per il ritiro dovrà  necessariamente essere anticipato per una serie di elementi oggettivi di cui sono a conoscenza i vertici militari dell’Alleanza» .
Qualche dubbio serpeggia pure tra i Responsabili. Il loro uomo simbolo, Domenico Scilipoti, esprime il suo cordoglio per la morte del parà  ucciso ieri e butta lì una frase neanche tanto sibillina: «Con la speranza che questa missione di pace, in territori tormentati dalla guerra, possa finire al più presto» . Forse è una reminiscenza del suo fresco passato nell’Italia dei valori, forse chissà  che cosa. Ma, missione in Afghanistan a parte, i Responsabili sono pur sempre decisivi per la tenuta della maggioranza. Anche dall’opposizione, però, arriva qualche voce contraria.
Il senatore del Pd Ignazio Marino usa parole tonde («Personalmente non voterò il rifinanziamento» ) e così ne spiega i motivi: «La politica deve fare scelte adeguate e strategiche. Il Paese si è impegnato a spendere 29 miliardi per acquistare 300 elicotteri e aerei militari mentre sono stati azzerati i fondi per le persone non autosufficienti e per l’infanzia, ridotto quello per le politiche della famiglia» .
Sempre nel partito democratico l’ex popolare Gero Grassi dice che «può essere tollerata una disgrazia ma 41 sono troppe» e, proprio come Zaia, aggiunge che «è arrivato il tempo di riportare a casa i nostri ragazzi» .
Grassi è un deputato, vice presidente della commissione Affari sociali della Camera. Oggi non parteciperà  al voto sul rifinanziamento della missione. Ma il suo appello— da ex popolare ed ex dc— ad un Paese che «trova nel cristianesimo la sua radice pacifista» potrebbe seminare qualche dubbio tra i cattolici dei due schieramenti. Nulla è scontato, però. Giorgio Tonini è il capogruppo del Pd nella commissione Esteri del Senato, ed è stato presidente della Fuci, la Federazione universitaria dei cattolici: «Rispetto la posizione di Grassi ma non la condivido. Per i cattolici l’uso della forza inquieta la coscienza e non può essere fatto a cuor leggero ma…» . Ma? «Se è vero che l’Italia ripudia la guerra è anche vero che questa è una missione con un mandato internazionale ed ha come obiettivo quello di assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni. Proprio come dice l’articolo 11 della nostra Costituzione» .

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