L’ONU dichiara la carestia in Somalia

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Oggi le Nazioni Unite hanno dichiarato ufficialmente che l’area meridionale della Somalia è colpita da una grave carestia dovuta a un periodo di intensa siccità , che non interessava così duramente il paese da almeno sessant’anni. Nonostante gli sforzi e gli aiuti internazionali, le condizioni nel paese sono peggiorate rapidamente e le popolazioni della zona devono affrontare per la seconda volta in diciannove anni la carestia.

Portare gli aiuti non è semplice perché i gruppi armati che controllano il territorio non danno sufficienti garanzie di sicurezza, né per le istituzioni internazionali né per le associazioni non governative. Stati Uniti e Nazioni Unite chiedono da giorni maggiori garanzie per poter operare in Somalia e portare aiuto alle popolazioni colpite dalla carestia.

Il gruppo insurrezionale islamista Al-Shabab, da tempo in lotta per rovesciare il governo somalo, controlla diversi territori della Somalia e nel 2009 aveva imposto un blocco agli aiuti umanitari provenienti dall’estero, spiega BBC. Negli ultimi mesi, il movimento ha allentato l’embargo, consentendo ad alcune agenzie di portare i loro aiuti.

La siccità  sta colpendo un’ampia area dell’Africa orientale e si stima che interessi almeno dieci milioni di persone. Decine di migliaia di somali ridotti alla fame hanno cercato nelle ultime settimane di spostarsi in Kenya ed Etiopia, dove la situazione è al momento meno grave e sotto controllo. Le Nazioni Unite hanno dichiarato la carestia nelle regioni somale di Bakool e di Shabeellaha Hoose.

Siccità , fame e conflitti locali hanno facilitato la carestia. Le Nazioni Unite dichiarano una carestia quando viene verificato che in una certa area del mondo un bambino su tre sia malnutrito e che ogni giorno un bambino su 2.500 muoia per la fame. Le carestie vengono dichiarate con molta cautela e in Somalia non accadeva dal 1992.

L’ONU insiste per avere libero accesso alle zone in carestia, con garanzie per la sicurezza dei propri operatori, come spiega Adrian Edwards, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: «Abbiamo una presenza molto limitata, compiamo frequenti visite nel paese, ma abbiamo bisogno di un migliore accesso rispetto a quello che abbiamo al momento per poter affrontare un’emergenza di questa portata». Il Programma Alimentare dell’ONU vuole portare cibo e rifornimenti a un milione e mezzo di persone, ma al momento a causa delle scarse condizioni di sicurezza stima che almeno un milione di somali siano tagliati fuori dagli aiuti.


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