Lodo, la Cir ha avviato l’iter per riscuotere i 560 milioni

by Sergio Segio | 12 Luglio 2011 7:13

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MILANO — La Cir di Carlo De Benedetti ha avviato la procedura per chiedere il pagamento del maxirisarcimento da 560 milioni che la Corte d’Appello ha imposto alla Fininvest di Silvio Berlusconi con la sentenza sul lodo Mondadori depositata sabato. E ieri la Borsa, in una giornata certo caratterizzata dal ribasso a senso unico, non ha fatto selezione tra vincitori e vinti, fra chi deve incassare e pagare. Anzi, il titolo Cir ha perso il 7,21%, più quindi delle controllate Fininvest: Mediaset ha lasciato sul terreno il 3,82%e Mondadori il 4,51%. Per quanto riguarda le mosse legali, siamo solo ai primi passi.
 Come avviene di solito e come era scontato, i legali della holding della famiglia De Benedetti, Elisabetta Rubini e Vincenzo Roppo, hanno chiesto ieri alla cancelleria la copia autentica della sentenza, immediatamente esecutiva. La copia, che dovrebbe essere pronta entro venerdì, sarà  trasmessa a Fininvest e allegata alla lettera con la richiesta di pagamento che dovrebbe essere inoltrata o nel weekend o la prossima settimana al pool di banche, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, e Popolare di Sondrio, che hanno fornito in base a un accordo fra le parti la fideiussione da 806 milioni alla holding della famiglia Berlusconi. Esauriti questi passaggi, il calendario «tecnico» prevede occorrano ancora almeno dieci giorni prima dell’incasso «materiale» . Mentre dal lato Cir il cammino è al momento scontato, i legali di Fininvest si sono riuniti ieri pomeriggio alle 17 (secondo alcune agenzie ad Arcore e anche in presenza di Niccolò Ghedini) per il primo esame della situazione.
Giuseppe Lombardi, Giorgio De Nova e Achille Saletti sono stati raggiunti da Roma da Fabio Lepri e Romano Vaccarella. Sul tavolo il ricorso in Cassazione, già  ampiamente annunciato, e l’eventuale presentazione ai giudici d’Appello della richiesta di sospendere l’esecutività  della sentenza (peraltro possibile solo in presenza di danno «grave e irreparabile» , cioè in sostanza il fallimento). Un nodo non semplice, visto che la sospensione del pagamento fino al secondo grado e la fideiussione sono stati il frutto di un accordo fra le parti sollecitato dai giudici d’Appello che si erano impegnati a una procedura «veloce» . I legali Fininvest vorranno imprimere una accelerazione dei tempi (ieri è circolata anche l’ipotesi, probabilmente solo suggestiva, di una richiesta con provvedimento d’urgenza ex articolo 700) oppure prendersi il tempo necessario per il ricorso in Cassazione, che è poi l’ultima risorsa possibile?
Sempre che nel frattempo non si pensi a una soluzione «normativa» che tuttavia, dopo l’esito del recente tentativo introdotto in manovra e subito cancellato, appare poco probabile. Anche ai mercati, che ieri non hanno reagito nel modo forse più prevedibile non solo perché mossi a senso unico al ribasso, ma anche perché finché la direzione della situazione non sarà  certa, guardano alle possibili conseguenze della sentenza con una grande incertezza. Conseguenze comunque in ogni caso difficilmente trasferibili già  oggi in variazioni dei cosiddetti target price, cioè dei prezzi obiettivo dei titoli. Da un lato, prima dell’eventuale pronunciamento definitivo, non ci sono impatti visibili nel bilancio Cir (ieri penalizzata in Borsa anche dalla forte presenza di investitori esteri, che hanno circa il 30%del capitale), né finora Fininvest (che non è quotata) ha accantonato nulla. Dall’altro è difficile al momento fare previsioni sugli eventuali investimenti di chi deve incassare e le possibili, ma non scontate, dismissioni di chi deve pagare.

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