«No a Thyssen 2» , assolto Moratti dopo le morti nella raffineria

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Assolti Antioco Gregu, direttore delle operazioni industriali della raffineria e Antonello Atzori, capo tecnico dell’area nella quale avvenne la tragedia, nel maggio 2009. E ai vertici della Saras— così ha deciso il gup del tribunale di Cagliari— non deve essere applicata la cosiddetta norma Thyssen, sulla responsabilità  amministrativa dell’azienda, della quale si avvalsero i giudici di Torino per condannare a pene severe, insieme con i dirigenti, anche gli amministratori del colosso siderurgico tedesco per i 7 operai bruciati vivi. Il presidente della Saras Gian Marco Moratti, per il quale il pm aveva chiesto una sanzione di 800 mila euro, è stato assolto perché il fatto non sussiste: «Il reato commesso dai dirigenti — è scritto nel dispositivo della sentenza — non è stato commesso nell’interesse e a vantaggio della società » .
 Le famiglie dei tre operai hanno ricevuto dalla Saras un risarcimento pari a cinque milioni prima del processo e non si sono costituite parte civile. Soddisfatti i sindacati: «Non si muore per caso o per sventura — ha commentato Maurizio Marcelli della Fiom — ma per responsabilità  di chi dirige le aziende» . A Fiom e Cgil, parti civili, è stato riconosciuto un risarcimento di 25 mila euro. Sembrava tutto nella normalità  quel pomeriggio del 26 maggio di due anni fa, nella raffineria in Sardegna, una delle più grandi d’Europa. Alla squadra di operai che si avvicinava alle cisterne per le manutenzioni era arrivato il via libera; in regola i fogli che autorizzavano le ispezioni. Ma quando Gigi Solinas e Daniele Melis, 30 anni, aprirono uno dei portelloni di accesso, dal serbatoio si sprigionarono micidiali esalazioni di azoto.
Solinas e Melis caddero nella cisterna e fu risucchiato dentro anche Bruno Muntoni, 56 anni, operaio esperto, che si era precipitato per cercare di tirarli fuori. Subito erano emerse lacune e omissioni nella conduzione degli impianti, con pesanti accuse dei sindacati sulla sicurezza. E la tragedia a Sarroch, più di 2 mila abitanti occupati nella raffineria, paralizzata dalla tragedia, si replica poco più di un anno dopo: un operaio siciliano, addetto anche lui alle manutenzioni, investito e ucciso da un getto di idrogeno solforato nelle torri di combustione dei gas residui.


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