L’Italia è ormai incapace di usare il suo capitale umano

by Sergio Segio | 2 Luglio 2011 16:05

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L’unico segnale non negativo è la lieve diminuzione della disoccupazione, soprattutto femminile. Per il resto si confermano dati disastrosi: quello sulla disoccupazione giovanile, di dieci punti percentuali più alta rispetto alla media europea, peraltro già  elevata, e quello sulle donne disoccupate nel sud. Tra quante cercano lavoro, che già  sono poche, praticamente la metà  è disoccupata». Da Berlino, la sociologa Chiara Saraceno commenta i nuovi dati Istat su occupazione e (soprattutto) disoccupazione italiana, che ce ne fosse bisogno riportano alla realtà  del Paese all’indomani di una manovra che lei stessa definisce «scandalosa nella sua totale irresponsabilità ». Nuovi dati, in realtà  sempre gli stessi: ormai la situazione è sclerotizzata.
«L’Italia è un Paese che non è in grado di utilizzare il proprio capitale umano, e che esclude una parte significativa della popolazione, impossibilitata a rendersi autonoma, a fare progetti per il futuro. Abbiamo la più alta percentuale in Europa di giovani che non sono impegnati nè a scuola nè al lavoro. Quello che sconvolge è il fatto in sè, e anche che non riesca ad entrare nell’agenda politica del governo. Che non venga considerata una priorità ». I ministri Sacconi e Brunetta hanno più volte liquidato la questione sostenendo che i giovani non si vogliono adattare. «Si adattano eccome, moltissimi sono precari, tanti occupati in finti stage e lavori molto meno qualificati di quelli per i quali hanno studiato, e tutti sono sottopagati. Ricordo anche che i salari d’ingresso in Italia sono tra i più bassi d’Europa. Si può casomai dire che c’è ben poca coerenza tra formazione e domanda di lavoro, ma questo è un altro problema». Che cosa c’è nella manovra di contrasto a questa situazione?
«Assolutamente nulla. Questa manovra è a futura memoria, e con un’operazione scandalosa tipicamente all’italiana rimanda ad altri ogni responsabilità . Se gli interventi sono urgenti e decisivi per i nostri conti pubblici, bisogna cominciare ad attuarli subito, seppure con gradualità . Invece qui l’unica cosa chiara è che si scarica tutto sui più deboli, con i tagli alla scuola, il blocco degli stipendi degli insegnanti, che ovviamente va a colpire soprattutto le donne, e con la stangata su Comuni e Regioni, usati come cassa di compensazione. Le misure più incisive sono proprio quelle che affidano ai Comuni il ruolo del cattivo. Il governo scarica la rabbia dei cittadini sui governi locali, ed è particolarmente spudorato perchè da un lato proclama il federalismo, mentre dall’altro, oltre all’Ici, toglie ai Comuni qualsiasi possibilità  di autonomia. Questo significa colpire non solo l’organizzazione delle famiglie, ma soprattutto i più giovani e i più svantaggiati». È una manovra per galleggiare aspettando Godot?
«È la manovra di un governo che non sa dove andare. Non c’è una sola idea di come si riprendano i consumi, l’occupazione, la crescita. Non hanno avuto nemmeno il buon gusto di ridursi qualche privilegio, rimandando anche questo ai posteri. Questa è la cifra della classe politica che ci governa. Vorrei almeno vedere l’opposizione dare battaglia per una riduzione, anche solo del 10% degli stipendi dei parlamentari, o contro il vitalizio. Come si fa a non farlo, di fronte a milioni di persone che vivono con mille euro al mese, e anche di meno?».

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