by Sergio Segio | 10 Luglio 2011 6:58
MILANO — «Non ha raggiunto gli obiettivi minimi stabiliti nei vari ambiti disciplinari» . Traduzione: bocciata. Ma in prima elementare. Ischia. Il 10 giugno scorso, giorno del ritiro delle pagelle, Maria, impiegata nel servizio civico del Comune di Forio e suo marito Salvatore, senza un lavoro fisso, hanno appreso che la figlia non è stata ammessa alla classe successiva. Perché «non è in grado di scrivere o leggere» e «presenta consistenti difficoltà nei processi logico-matematici» , si legge sul resoconto scolastico.
La bambina avrà sette anni a fine settembre, è bionda e ha gli occhi azzurri. Ha capito che non sarà più in classe con i suoi vecchi compagni, che non frequenterà la seconda ma non lo vuole ammettere. «Si è chiusa in se stessa. Si rifiuta di parlarne e ha “giurato”che non andrà più a scuola » , racconta la mamma. Magari cambierà idea. Una decisione «assolutamente inaspettata» per i genitori: «Alla fine del primo quadrimestre è stata valutata insufficiente in italiano e inmatematica — continua il padre —. Presentava delle difficoltà ma non è stata seguita e aiutata adeguatamente dai suoi insegnanti. E poi, esistono “obiettivi minimi”in prima elementare? È un momento delicato, il primo distacco del bimbo dai genitori, dove indossare un grembiulino può rappresentare un trauma» . A febbraio i docenti hanno chiesto alla madre dell’alunna di farla visitare da un neuropsicologo perché si stava «inserendo con difficoltà nel tessuto sociale della classe» e «faticava a seguire le attività comuni» .
Il medico dell’Asl Napoli 2 responsabile del servizio Materna infantile ha dichiarato che la piccola non presentava nessuna anomalia, che tutto era nella norma. E così, non è stata inserita «nel gruppo H» , quello seguito da un insegnante di sostegno. Il ricorso al Tar è d’obbligo per mamma Maria: «Ho parlato più volte con le maestre, un giorno quella di italiano mi ha cacciata bruscamente dalla classe perché avevo chiesto di mettere mia figlia al primo banco e non nelle retrovie accanto ai compagni più biricchini. All’inizio la bambina ci andava con piacere a scuola, poi ha iniziato ad avere problemi psicosomatici: si sentiva esclusa, derisa e non aiutata. Mi hanno anche detto che non era socievole. Bugie. È solare, loro le hanno spento il sorriso» .
Completamente in disaccordo Chiara Conti, dirigente scolastico del Primo circolo didattico di Forio d’Ischia e reggente all’istituto comprensivo Vincenzo Mennella di Lacco Ameno (dove ha studiato la bimba): «Sin dall’inizio dell’anno l’alunna ha svolto attività ridotte e semplificate. Volevamo darle la possibilità di portare a termine il lavoro senza appesantirla e crearle inutili disagi. Lei riconosceva separatamente i vari fonemi della lingua ma non riusciva a collegarli per formare le parole. Abbiamo cercato di aiutarla in diversi modi, non è mai stata abbandonata» .
Il vero problema? «È ancora immatura— conclude il dirigente scolastico —. Non si è integrata bene perché si sentiva indietro rispetto ai compagni. Semplicemente non è scattato il “miracolo”del saper leggere e scrivere. Non ha capito la lateralità e lo spazio, fondamentali per l’orientamento nella lettura e nell’esposizione di esperienze vissute o nel riferimento di storie ascoltate» . La prima elementare è «difficilissima. Non sarebbe stato peggiore il trauma di continuare a essere l’ultima della classe?» .
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