Libia, la riconquista di Brega i ribelli nella città del petrolio
GALVANIZZATI dal loro riconoscimento internazionale, gli insorti della Cirenaica hanno lanciato una pesante controffensiva sul fronte orientale e riconquistato il porto petrolifero di Brega, caduto nelle mani delle truppe di Gheddafi più di tre mesi fa. Secondo quanto ha riferito Ahmed Bani, portavoce militare degli insorti, la città è stata quasi completamente liberata. Quasi perché l’avanzata delle forze democratiche sarebbe al momento rallentata dalla cintura di campi minati eretta attorno al terminal petrolifero dai lealisti. Oggi, tuttavia, è attesa una conferenza stampa proprio al porto della città per dare l’annuncio ufficiale della vittoria sulle truppe gheddafiste.
La riconquista di Brega è stata cruenta: i morti sono stati almeno 10, e 172 i feriti. L’offensiva di quello che è stato ribattezzato l’Esercito nazionale libico era iniziata giovedì. Venerdì notte un commando era riuscito a penetrare nella città per un giro di ricognizione, eludendo le difese nemiche, ma nella ritirata uno dei blindati è finito su una mina anticarro, saltando in aria. Ieri mattina è ripresa l’avanzata «lenta ma sicura», come l’ha definita un comandante degli insorti, in un assedio a tenaglia da est e da sud. Nella loro lenta progressione verso Sirte, e quindi verso Tripoli, gli insorti sono sostenuti dai jet della Nato, che solo venerdì hanno distrutto 14 obiettivi militari nei pressi del porto petrolifero.
La ripresa di Brega, a circa 800 chilometri da Tripoli, dovrebbe migliorare la catastrofica situazione finanziaria del governo di Bengasi, e fornire in fretta la benzina necessaria a proseguire la marcia verso la capitale. Venerdì scorso a Istanbul, dopo aver pienamente riconosciuto la legittimità della rivolta scoppiata contro il Colonnello lo scorso febbraio, i membri del Gruppo di contatto sulla Libia hanno chiesto ai Paesi che partecipavano al meeting di erogare gli aiuti finanziari di cui il Consiglio nazionale di transizione ha bisogno come dell’ossigeno.
Anche sull’altro fronte non sono mancati pesanti combattimenti. Gli insorti e le forze di Gheddafi si sono duramente affrontati sulle montagne occidentali, attorno al villaggio di Bir Ayad, un centinaio di chilometri a sud di Tripoli. Intanto, in questi giorni, le missioni in Libia della Nato hanno superato la soglia delle 15mila sortite aeree: dall’inizio dell’operazione Unified protector, i caccia dell’Alleanza si sono già levati in volo 15.308 volte.
Sempre ieri, infine, nel suo ultimo messaggio audio, in risposta ai numerosi appelli da parte della comunità internazionale a lasciare il potere, il colonnello Gheddafi ha giurato che non lascerà mai la terrà dei suoi antenati «che hanno combattuto i coloni italiani e britannici».
Related Articles
Guerra in Libia. Battaglia nel Fezzan, in campo «milizie islamiste»
Paese «sicuro». Oltre 130 morti, Haftar accusa Tripoli. Il governo Serraj: non abbiamo dato l’ordine di attacco alla base
Datagate, gli Usa: sventati 50 attacchi in 20 paesi
La Nsa: con la sorveglianza fermati i terroristi anche in Europa. Gli 007 italiani: “Non da noi”
Truppe irachene a Mosul, Turchia pronta ad intervenire
Iraq . Unità speciali sono penetrate per cinque km alla periferia della città. Ankara invia truppe al confine pronte ad entrare in Iraq per proteggere i sunniti. In Siria Assad assicura che arriverà a fine mandato