«I Tea Party spingono al crac? No, siamo noi la nuova politica»

by Sergio Segio | 30 Luglio 2011 7:18

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NEW YORK -«Non c’è un problema Boehner. Non è che non sia un buon capo dei repubblicani alla Camera. È il vecchio modo di fare politica che non funziona più. Prima, per ottenere il voto di un parlamentare poco convinto di una certa norma, bastava far arrivare un po’ di fondi pubblici al suo collegio. Dopo le elezioni dei 2010 e la vittoria dei “Tea Party”non è più così: la gente si è svegliata, parla, vuole decidere. Vede che stiamo correndo verso il baratro finanziario e vuole contare» .
Mark Skoda, uno dei capi della galassia di questa nuova destra radicale antitasse e antidebito, è raggiante. Fondatore della National Tea Party Federation e uno degli organizzatori della prima «convention» del movimento che si tenne a Nashville, in Tennessee, un anno e mezzo fa, questo omone dai capelli lunghi e nerissimi parla da Memphis dove conduce un «talk show» politico e guida la sezione locale del partito-arcipelago che sta cambiando la politica Usa. Però avete spaccato il fronte conservatore. E l’idea che l’America possa non rispettare i suoi impegni e pagare i debitori spaventa i mercati. «Non vedo un problema di leadership. Boehner ne è uscito bene: alla Camera ha recuperato i voti che gli servono con un nuovo emendamento che introduce vincoli più stringenti nell’eventualità  di futuri, ulteriori aumenti del tetto del debito. Nessuno vuole il “default”o che gli Usa non rispettino i loro impegni. Il tetto è semplicemente un espediente per costringere politici che da anni parlano del problema senza mai affrontarlo, a non eludere più il nodo del disavanzo. Adesso è chiaro che le elezioni del 2012 si giocheranno sul bilancio federale. Cioè sul futuro nostro e dei nostri figli» . Con poche decine di parlamentari condizionate il Congresso Usa: la vostra vittoria politica è chiara. Ma non c’è una contraddizione tra la durezza con la quale sostenete la linea antideficit e la leggerezza che mostrate per le possibili conseguenze di mercato della disputa da voi innescata? Se saliranno i tassi saranno guai per tutti: una tassa occulta e meno lavoro per tutti. «Lei che è italiano dovrebbe sapere meglio di altri di cosa stiamo parlando. Cosa succede nel suo Paese? Troppa spesa, meno fiducia nei titoli del Tesoro, costo dell’indebitamento che va alle stelle. Possiamo criticarvi? Di certo no se prima non facciamo ordine in casa nostra. Invece eccoci qua che scivoliamo lungo la vostra stessa china. Gli Usa perderanno la loro “tripla A”non perché non alzano il tetto ma perché non hanno fatto nulla per mettere un freno a un debito che dall’insediamento di Obama ad oggi è salito da diecimila a 14600 miliardi di dollari» . Quindi lei vede comunque un taglio del «rating» Usa. «L’umore negativo di Moody’s e S&P è evidente. Credo che ci sia ancora modo di influenzarlo, ma dobbiamo dimostrare una reale capacità  di Washington di voltare pagina deliberando tagli di spesa incisivi e credibili» .
Secondo i democratici, ma anche secondo molti economisti, tagliare subito la spesa, con l’economia che sta già  rallentando, significherebbe toglierle carburante. Avremmo una nuova recessione. «Lo sa, noi la vediamo in un altro modo: l’economia rallenta perché Obama ha speso inutilmente migliaia di miliardi di dollari. Più debito senza benefici reali per l’economia» . Obama dice che senza i suoi incentivi all’economia ci sarebbe stata molta più disoccupazione. «Io ho visto soldi spesi soprattutto per gli stipendi dei dipendenti pubblici, come gli insegnanti. Categorie protette, sindacalizzate, che non producono nulla. Fanno lavori rispettabili, ma non aggiungono nulla alla ricchezza di questo Paese» .
La ricchezza di un Paese non si fa solo coi numeri della produzione industriale. «Lo so bene, le questioni sono sempre politiche. E i numeri le influenzano in modo significativo. Semplificando al massimo: questo Paese è fatto di due categorie. Da un lato gli espropriatori, dall’altro i creatori. I primi sono quelli che vivono, a vario titolo, coi soldi dello Stato. Che escono dalle tasche dei cittadini che creano. Negli Usa il 51%dei percettori di reddito non paga tasse. Secondo me non dovrebbero avere voce nel dibattito in corso: Shut up» . Vuole togliere loro i diritti politici? «No, dico solo che fino a ieri l’aumento di un debito senza limiti e senza padri serviva a coprire tutte le contraddizioni. Oggi che non ci si può più indebitare, è tutto più chiaro: la spesa pubblica dipenderà  dal denaro di coloro che pagano le tasse: devono contare di più» .
Rimane il fatto che bloccare l’aumento del tetto è improprio: non è una decisione che in sé crea nuova spesa. Serve a onorare gli impegni presi in passato da un Congresso che, tra l’altro, è stato a lungo sotto il controllo repubblicano. «Le ho già  detto che il tetto è un espediente per costringere la vecchia classe politica a cambiare registro. Non vogliamo certo uccidere l’economia: per noi le imprese vengono al primo posto perché creano ricchezza. Questo del limite dell’indebitamento è un giochetto politico tentato da Obama: gli è andata male. Come altre volte, ha sbagliato i conti. Poteva alzare il tetto quando aveva la maggioranza in tutti e due i rami del Parlamento. Ma era già  sotto pressione per la riforma sanitaria e non voleva esporsi alla vigilia delle elezioni del novembre scorso. Pensava che la bufera sarebbe passata, che avrebbe recuperato consensi. Poi è arrivato lo “tsunami”del voto di “mid term”. E ora non sa come uscirne» .

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