«Fallimento a tempo per Atene» Il rischio rating frena i mercati

by Sergio Segio | 23 Luglio 2011 7:32

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BRUXELLES— Il giorno dopo, è il giorno dei brindisi e dei timori che restano. La soddisfazione del premier George Papandreou, tornato ad Atene dopo il vertice straordinario dell’eurozona, ben si accorda con il responso della Borsa greca: guadagni che superano il 4%accolgono i nuovi prestiti annunciati dai capi di Stato e di governo dell’euro, il «salvataggio bis» . «Per noi è un grande sollievo — dice Papandreou — dopo mesi di battaglia l’Europa ha fatto un passo importante, le ultime decisioni garantiscono la sostenibilità  del nostro Paese e del suo debito, che d’ora in avanti si potrà  gestire» .
Festeggiano — per poche ore— anche le altre Borse, mentre tornano infaustamente a salire gli spread, i differenziali di rendimento dei titoli di Stato più fragili rispetto agli omologhi Bund tedeschi; e anche l’euro, che si era impennato nella sua corsa contro il dollaro, torna a planare verso quota 1,43. Nello stesso tempo, però, c’è un segnale di apertura: si fanno avanti le prime banche, creditrici di Atene, disposte a partecipare al «salvataggio bis» condividendone l’eventuale passivo. È comparsa una prima lista, fra gli altri vi sono anche nomi italiani: Generali, Intesa Sanpaolo, Unicredit.
 Una giornata in chiaroscuro, insomma: il fatto è che — questi sono i timori che restano e che frenano i brindisi, ad Atene come a Bruxelles — le decisioni politiche prese l’altra notte dovranno ora confrontarsi con i tempi e la realtà  dei fatti.
«Abbiamo imboccato la strada giusta — rileva il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn — ma è chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare prima di poter uscire dalle acque agitate delle crisi» . C’è chi, come il Wall Street Journal, traccia giudizi sulfurei su un vertice «confuso e oscuro» , che lascerebbe molti «problemi irrisolti» . Altri invitano, meno ingenerosamente, a considerare almeno due risultati in evidenza: è stato lanciato un messaggio preciso e unitario alla speculazione finanziaria; è stata arginata l’emergenza immediata sui mercati, che minacciava ormai di risucchiare anche i titoli spagnoli, portoghesi, italiani. Delle condizioni più favorevoli accordate alla Grecia, potranno poi beneficiare indirettamente anche l’Irlanda e il Portogallo: poco dopo la conclusione del vertice, la Gran Bretagna — Paese fuori dall’euro — ha annunciato che ridurrà  i tassi di interesse praticati nei prestiti bilaterali concessi all’Irlanda, e lo stesso farà  la Danimarca.
C’è poi un altro risultato ancora, che per alcuni è il più importante in assoluto: con il vertice si è strappato un giudizio attendista o meno corrucciato alle agenzie di rating, quelle che dichiarando l’eventuale «default» , l’insolvenza di un Paese, possono fare il deserto intorno ai suoi investimenti e tagliargli l’accesso ai fondi della Banca centrale europea. Una, Moody’s, ha detto ieri che si esprimerà  «a tempo debito» . Un’altra, l’agenzia franco-americana Fitch, ha fatto sapere che potrebbe dichiarare la Grecia in stato di default «temporaneo e limitato» in seguito alle condizioni del secondo piano di aiuti — prestiti per 109 miliardi — che coinvolgerebbero nelle perdite anche i creditori privati, le banche.
Seppure con una decisione «volontaria» , queste potrebbero infatti rimettere il 20%del loro investimento iniziale nei titoli greci: e ciò potrebbe avvenire, aggiungono fonti ufficiose, già  a partire da settembre. Il giudizio di Fitch è potenzialmente letale, per quel che ne può seguire. Ma l’agenzia ha spiegato anche che il default potrebbe valere solo per pochi giorni, e poi essere rapidamente cancellato, a seconda di come Atene affronterà  la situazione. Non è, insomma, una condanna senza appello. E neppure un’assoluzione con formula piena. Infine, c’è quello che è già  stato chiamato il «secondo piano Marshall» , cioè il programma di rilancio dell’economia greca basato sui fondi strutturali della Ue e sull’assistenza fornita da Bruxelles alla realizzazione delle riforme di bilancio.
Anche questo, conta per l’entità  dello sforzo (il cofinanziamento della Ue passerà  dal 73%all’ 85%delle somme, 20,2 miliardi già  stanziati a suo tempo per il 2007-2013) ma anche per il rilievo del messaggio politico. Alla fine del vertice, è stato infatti annunciato: «Mobiliteremo i fondi Ue e istituzioni come la Banca europea per gli investimenti con l’obiettivo di far ripartire l’economia» . Quella stessa economia che, solo 15 giorni fa, in molti certificavano già  come fallita.

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