L’Eurogruppo al lavoro per bloccare il contagio

by Sergio Segio | 10 Luglio 2011 6:43

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BRUXELLES — Fra poche ore, riapriranno i mercati. La crisi del debito morde. C’è la sensazione di una nuova, seria prova alle porte, per tutta l’Eurozona. A dare il senso reale dell’allarme è la comparsa dell’Italia nel tiro a segno della speculazione internazionale: è un bersaglio molto più grosso di altri, ed è – più di quegli altri -essenziale alla stabilità  dell’euro. Per questo, nel doppio vertice Eurogruppo Ecofin che riunirà  domani i ministri finanziari della zona-euro e martedì quelli di tutta l’Unione Europea, la Grecia o il Portogallo saranno all’ordine del giorno, ma probabilmente anche l’Italia, e certo la stabilità  generale dell’euro. «La zona euro ha problemi di governance» , ha detto ieri il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet.
 Del resto sono giorni ansiosi anche al di là  dell’Atlantico, dove pure si parla di elevare il tetto del debito pubblico degli Usa così da evitare la bancarotta tecnica dello Stato: «Non possiamo permetterci il primo default della storia americana – ha ammonito ieri il presidente Barack Obama -la ripresa è ancora fragile» . E più fragile, se possibile, è qui in Europa. Dai contatti frenetici di questi giorni fra Bruxelles e i governi, qualche ipotesi di strategia sarebbe stata delineata, e spetterà  ora ai ministri finanziari discuterne. Si pensa, per esempio, di arginare il potere delle agenzie di rating che oggi squassano i mercati diramando «avvisi di fallimento» a loro discrezione: si vorrebbe vietar loro di pubblicare giudizi sui singoli Stati se non richiesti.
Altra proposta allo studio: vietare a banche e società  finanziarie di vendere e acquistare i titoli derivati di assicurazione contro il fallimento di uno Stato, spesso puri strumenti di speculazione. E poi c’è un’idea più generale. Parte dalla previsione che l’insolvenza della Grecia o di un qualsiasi altro Paese, nella realtà  dei fatti o per il verdetto più o meno arbitrario di qualche agenzia di rating, trasformerebbe in carta straccia i suoi titoli di Stato, quelli circolanti sul mercato e quelli nella pancia delle banche: perfetta camera di incubazione di un contagio.
Nessuno vorrebbe più quei titoli, nessuno potrebbe più farseli rimborsare. Ma in quel caso, appunto, potrebbe intervenire una sorta di «rastrello» dell’Eurozona, e cioè il suo Efsf o «European Financial Stability Facility» , veicolo finanziario creato all’inizio della crisi greca: è una società  che emette obbligazioni quotate con la «tripla A» , il massimo livello di investimento, e le colloca sul mercato per raccogliere capitali da trasformare poi in prestiti, per i Paesi che ne facciano richiesta.
Semplificando al massimo, l’idea sarebbe dunque questa: perché l’Efsf non potrebbe rastrellare dal mercato i titoli greci o di altri Paesi in gravissima difficoltà ? Lo farebbe, ovviamente, pagando un prezzo ridotto rispetto al valore originario dei titoli, in modo che gli investitori privati prendano comunque una perdita come chiede il governo tedesco.
Questo meccanismo, proprio come un prestito, regalerebbe una boccata d’aria al governo in difficoltà . Porrebbe anche dei problemi, è vero: poiché a bordo dell’Efsf ci sono Paesi in ottima salute, come la stessa Germania, che sopporterebbero malvolentieri il peso maggiore dell’operazione. Non solo: rastrellare i titoli-cartaccia di una nazione quasi in default, dicono i critici della proposta, equivarrebbe a un «salvataggio» vietato dal Trattato della Ue (articolo 125,1: «L’Unione non deve assumersi gli impegni o caricarsi le responsabilità  dei governi centrali, regionali…» ). Ma prima di tutto, si ribatte dall’altra parte, che cosa sono stati se non «salvataggio» i 110 miliardi già  concessi alla Grecia? E poi, anche la Germania potrebbe cambiar idea – con una scelta politica, non più tecnica -davanti alla percezione del comune pericolo, alla visione di quel tiro a segno della speculazione affollato di bersagli: fra cui, ora, anche l’Italia. Ieri Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue agli affari monetari Olli Rehn, ha lodato la manovra finanziaria italiana «che prevede un aggiustamento considerevole» , ma ha chiesto ulteriori dettagli. Mentre Trichet della Bce, a una domanda sulla nostra situazione, è rimasto in silenzio.

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