Le Regioni stritolate

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MILANO. Le Regioni italiane non possono fare altro che piegarsi al diktat del dio mercato immateriale, «per senso di responsabilità », ma almeno chiedono che si faccia chiarezza sulle conseguenze di questi tagli; pretendono che il governo spieghi bene ai cittadini cosa significa approvare nel giro di poche ore, senza discussione, una manovra come questa.
«Questa manovra – spiega Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni – pesa per il 47% sulle regioni, ma le regioni pesano solo per il 16% sulla spesa pubblica: perciò si tratta di una manovra senza equilibrio e lo abbiamo detto con chiarezza». I governatori calcolano che tra il 2011 e il 2014 il concorso alla manovra delle autonomie locali sarà  di 21.692 miliardi di euro e tra questi ben 16.372 saranno a carico delle sole Regioni.
Non è il solito scaricabarile lamentoso tra poteri politici che rischiano di perdere consenso perché costretti a tagliare, la verità  è che gli enti locali forniscono i servizi essenziali ai cittadini e questo significa di per sé che la manovra è profondamente ingiusta: inciderà  sulla vita concreta dei ceti medio-bassi, che dovranno spendere più soldi per curarsi, per spostarsi sui mezzi pubblici, per accedere a tutti i servizi relativi all’assistenza e anche per pagare gli aumenti di tariffe che si verificheranno quando i Comuni privatizzeranno il privatizzabile. «Le conseguenze per le famiglie e per le persone saranno pesantissime – spiega Vasco Errani – e le Regioni non saranno più in grado di garantire servizi fondamentali, insomma nella sanità  vogliamo ancora garantire livelli essenziali oppure no?».
La risposta a Vasco Errani, che ieri pomeriggio ha incontrato il governo per esprimere la sua contrarietà  alla manovra, arriva come una pugnalata alle spalle. Ma almeno ha il dono della chiarezza. Già  da lunedì potrebbero entrare in vigore i ticket sulla sanità : si pagheranno 25 euro per un ricovero al pronto soccorso in «codice bianco» e 10 euro per le ricette mediche. «Il governo non ne aveva fatto cenno – commenta – e comunque ribadisco che si tratta di uno strumento iniquo ed inefficace per il funzionamento della sanità ».
Dal confronto con il ministro Tremonti il presidente della Conferenza delle Regioni non ha ottenuto granché. Tanta comprensione ma nulla più, a parte un generico «rivediamoci» dopo l’approvazione della manovra. «A questo punto è chiaro – si lamenta Errani – che il federalismo fiscale non è attuabile, chiediamo la verifica sui decreti attuativi e sulla legge delega del federalismo fiscale. Chiediamo inoltre di rifare il patto per la salute, diciamo no ad interventi unilaterali e incostituzionali. Siamo pronti a metterci intorno a un tavolo ma ci sia reciprocità ».
Di sicuro, attorno a quel tavolo, ci sarà  anche Roberto Formigoni. «Io non so se il governo, se il ministero dell’Economia o se Alì Baba si insinua come un folletto quando viene redatta la manovra – attacca il presidente della Lombardia – fatto sta che è da due anni che i tagli vengono fatti ricadere sulle regioni. Il governo deve aprire un discorso serio, i tagli vanno rimodulati in maniera più equilibrata e dovremmo farlo nelle prossima settimane».


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