Le Borse rifiatano e i tassi italiani scendono
MILANO – Prove di pacificazione sui mercati. Ieri Piazza Affari (e in misura minore gli altri listini) ha provato a esorcizzare i timori legati ai debiti sovrani ed è salita con decisione, guadagnando l’1,79%. Nessun’altra Borsa ha fatto altrettanto bene, ma comunque Francoforte è salita dell’1,31%, Londra dello 0,64% e Parigi dello 0,51%. Sono rimbalzate anche Madrid (+0,66%) e Dublino (+0,73%) nonostante la bocciatura di Moody’s del giorno prima, che ha abbassato il rating sui titoli di stato dell’Irlanda portandolo a Ba1, ovvero al livello di “junk”, spazzatura. Una scelta definita ieri «incomprensibile» dalla Commissione Ue, visto che l’Irlanda «va nella direzione giusta». E Moody’s ha rilanciato annunciando di avere «messo sotto sorveglianza il rating Usa – attualmente “AAA”, il migliore possibile – in vista di un eventuale abbassamento».
Ma se la Borsa ha retto bene, non altrettanto hanno fatto i titoli di Stato di Dublino. I rendimenti decennali sono schizzati al 13,7% contro il 2,744% del Bund tedesco di pari durata mentre la forbice tra i due titoli ha superato i 1.100 punti base. Il rendimento più alto in area euro è ancora espresso dalla Grecia, che paga il 16% sul decennale: un livello raggiunto prima della doccia fredda di Fitch, che ha tagliato il rating di Atene di tre scalini, portandolo a Ccc. Il declassamento deciso ora – si legge in una nota – riflette la mancanza a tutt’oggi di un piano «nuovo, totalmente finanziato e credibile». Immediata la protesta di Atene, che ha definito «incomprensibile che Fitch abbia fatto questo annuncio ora – recita il comunicato del ministero delle Finanze greco – sebbene il calendario di azione dei paesi dell’Eurozona sia già stato deciso e sia di dominio pubblico».
Al contrario, l’agenzia di rating ha promosso l’Italia sulla manovra di risanamento dei conti pubblici approntata dal governo: «Un piano di consolidamento ambizioso – scrive una nota – e in assenza di shock negativi» il rispetto degli obiettivi di risanamento previsti dal governo «stabilizzerebbe il profilo di rischio dell’Italia e il suo rating». Ieri intanto l’Italia ha visto scendere fino a quota 279 punti base il distacco tra il rendimento del Btp e il Bund. Il giorno prima lo spread era volato fino a 347 punti; oggi l’asta dei Btp sarà una nuova e importante cartina di tornasole su quanto sia stabile la fiducia riconquistata.
Nel frattempo, a rasserenare i mercati ci ha pensato Ben Bernanke. Il presidente della Fed ha sottolineato che la banca centrale «ha a disposizione strumenti aggiuntivi per supportare l’economia ed è pronta a reagire a seconda delle esigenze delle circostanze», aggiungendo di essere determinato a lasciare i tassi di interesse eccezionalmente bassi ancora a lungo. I timori, ha aggiunto, vengono piuttosto da un mercato del lavoro debole. Dunque, nuovi stimoli se necessario, anche perché non si vedono pericoli inflativi all’orizzonte. Al contrario, bisogna scongiurare qualsiasi ipotesi di default degli Usa sul versane del debito pubblico: sarebbe «una grave crisi» per l’economia mondiale, che provocherebbe «un’onda d’urto globale» e «problemi enormi». Parole che hanno messo le ali a Wall Street e soprattutto all’oro, che ha raggiunto il suo massimo storico a 1.587 dollari l’oncia, il 13% in più rispetto a inizio anno.
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