Laser e radar per trovare i black bloc Timori per i cortei
Alture più morbide, vegetazione meno fitta. Eppure luoghi ugualmente insidiosi: qui si potrebbero nascondere i black bloc, italiani e stranieri. Variabile— — e paura in quest’ennesima giornata di mobilitazione in Val di Susa. Stamane, con partenza da Giaglione ed Exilles, due cortei proveranno ad avvicinarsi a Chiomonte e alla centrale elettrica dove inizia la «zona rossa» . La difendono le forze dell’ordine, che l’hanno ripresa lunedì. Nella «zona rossa» c’è il cantiere per l’Alta velocità . I manifestanti — quanti saranno difficile dirlo, cinquemila, forse decine di migliaia — annunciano che sarà «assedio» .
Per strada sfileranno i sindaci e il popolo No Tav. I cortei potrebbero aumentare. Di colpo. Nei boschi. Sortite, attacchi. Bombe molotov, bastoni. Perché armi, e anche trappole da caccia, potrebbero esser state nascoste anzitempo fra i cespugli. A camminare ci saranno Beppe Grillo, esponenti del Wwf, rappresentanti del partito Sinistra ecologia e libertà . Il Partito democratico è preoccupato («Le proteste restino nella legalità » ). Il sindacato di polizia Sap mette sul suo sito Internet immagini dei protagonisti di recenti scontri, e spiega: «Per centri sociali, area antagonista ed estremisti che ricorrono sistematicamente alla violenza, un G8 vale un cantiere dell’Alta velocità » . Il G8. Come ci furono allora a Genova, in Val di Susa potrebbero esserci black bloc francesi, tedeschi, austriaci. Duri. Cattivi. Ai confini, specie in Val D’Aosta, sono stati potenziati i controlli. Fonti investigative rivelano che sarebbero state fermate persone sospette.
Oggi sarà la Questura di Torino a governare l’ordine pubblico. L’aveva fatto, con successo, una settimana fa. Con rapidità erano stati sgomberati i manifestanti asserragliati alla Maddalena, la località d’inizio scavo del tunnel della Tav. Vero è che lo scenario tattico si è ribaltato. Un conto puntare un obiettivo geografico prestabilito; altra cosa è difendere una zona ampia, «attaccabile» da più fronti, per via di sentieri e sentierini. Il mondo No Global ieri sera elencava l’efficacia della chiamata a raccolta. Bus, auto, gente in treno da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. E in molte città , è stato garantito, sorgeranno presidi spontanei di solidarietà . Ma alla fine, quali sono i rischi reali?
Per i Radicali «l’obiettivo è bloccare la Tav con qualunque mezzo e con la strategia di una guerriglia permanente» . Alberto Perino, uno dei leader dei No Tav, consiglia: «Venite con gli scarponi per una passeggiata nel bosco e magari portate la maschera antigas. Ci riprenderemo quello che ci hanno tolto» . L’intento, ripetiamo, è l’ «assedio» . Dunque un’azione che deve per forza avere una continuità . E proseguire stanotte, domani, dopodomani… Davvero si pensa, alla lunga, di sfondare il cordone delle forze dell’ordine e interrompere la costruzione del tunnel geognostico? Oppure sarà soltanto un’iniziativa in un certo senso dimostrativa, utilissima ai No Tav per far sentire la propria voce, dimostrare d’essere più vivi e battaglieri che mai? La maggioranza dei sindaci è contraria alla galleria. E in generale all’opera. Ma la popolazione, che aveva disertato gli scontri di lunedì scorso, come la pensa? Anzi: come si comporterà ? Quanti valligiani oggi usciranno di casa con gli scarponi da montagna e magari nello zainetto la maschera antigas?
Più che Cacciatori, racconta chi ha lavorato con loro, i carabinieri dello Squadrone Calabria sono dei rapaci. Piombano all’improvviso. Ti prendono dal niente. E in un amen, completata l’operazione, spariscono. Provengono da addestramenti bestiali. Sono Corpo d’élite. Sono un vanto. Si mimetizzano; avanzano silenziosi; si appostano e scrutano; comunicano con tecnologia all’avanguardia. E, per dirla con un investigatore, «hanno equipaggiamento molto simile ai carabinieri impegnati in terre di guerra» .
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