«Almaviva e Format, dopo lo sciopero vogliamo un tavolo»
Lo sciopero dei dipendenti della Format (il loro primo in 13 anni) è andato bene: si sono fermati 9 lavoratori su 10, ma il destino della società di call center e servizi che attraverso una serie di appalti opera per le Ferrovie, è quanto mai incerto. I 115 operatori, informatici e sistemisti dello Scalo Prenestino, a Roma, chiedono ora un tavolo non solo ai dirigenti della propria azienda, ma anche alla Tsf Almaviva, la società del gruppo Tripi (padrone della celebre ex Atesia) che prende la commessa dalle Ferrovie e poi la gira alla Format.
«Nel corso del presidio davanti ai palazzi della Tsf – spiega uno dei dipendenti Format, che chiede di restare anonimo per non subire ritorsioni – si è avvicinato a noi l’amministratore delegato del gruppo, Franco Manna, che ci ha detto di condividere lo sciopero, ma anche che esso può danneggiare l’azienda. Pare che le Ferrovie, a quanto dice Manna, potrebbero contestarci l’interruzione di pubblico servizio. Ma noi non abbiamo bloccato nè le informazioni nè le telefonate al pubblico, rivolgendosi il nostro service desk solo ai clienti privati delle Ferrovie, e non direttamente ai cittadini».
Insomma le pressioni sugli operatori della Format – una sessantina dei quali rischia di perdere il posto a causa di una commessa incerta – sono forti. Una lettera dell’azienda di qualche giorno fa, pur riconoscendo il «diritto inalienabile allo sciopero», invitava i dipendenti «a riflettere» sull’adesione, dato che una protesta «indebolirebbe la Format nelle trattative con Almaviva, non solo rispetto alle altre aziende concorrenti, ma anche per chiedere una assunzione diretta ad Almaviva di parte dei lavoratori Format dopo il 31 dicembre» del 2011. Inoltre, sono già stati tagliati i turni a partire dal primo agosto, e questo proprio all’indomani dello sciopero. Dall’altro lato, è però arrivata la solidarietà delle Rsu di Tsf e Almaviva.
Non solo Format ha richiesto l’accesso alla cassa integrazione dall’autunno, ma questa lettera conferma che ai vertici si ventilano possibili esuberi e licenziamenti. Sperabilmente, da ricollocare nell’azienda committente. Ma, dall’altro canto, Almaviva ha già iniziato ad assumere ben 1200 apprendisti (in un programma complessivo di due anni) e si teme adesso una «guerra tra poveri»: andranno loro a sostituire gli «esuberi» della Format?
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