La truffa dei dipendenti delle case farmaceutiche comprati e venduti

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Ed è quello che è successo con la Marvecspharma Service Srl, fallita il 14 gennaio 2011 sotto 160 milioni di euro di debiti benché titolare delle autorizzazioni ministeriali all’immissione in commercio di farmaci come «Folina» e «Eparina vister» . Dal 2004 aveva cominciato ad acquisire legioni di informatori scientifici ceduti a prezzi simbolici (mille eur o ) come ramo d’azienda da multinazionali che alla Marvecs pagavano pure robuste somme a titolo di avviamento negativo (badwill).
Nel 2004, ad esempio, 242 dipendenti da Pharmacia Italia Spa che versa pure 30 milioni di euro di avviamento negativo; 199 dipendenti nel 2005 da Pfizer Italia che sul piatto mette anche 26 milioni; 442 dipendenti nel 2007 ancora da Pfizer Italia con in più 60 milioni; e poi 90 dipendenti da Simesa Spa e 70 da AstraZeneca Spa nel 2007. Ma perché la Marvecs si gonfiava di lavoratori (fino a 1.200) se per il gip Enrico Manzi era «senza progetti industriali» e «già  con i bilanci in dissesto» ?
Era «del tutto inadeguata a realizzare qualsivoglia obiettivo imprenditoriale» , ma le acquisizioni di personale «si giustificavano solo con la utilità  derivante dal versamento del badwill per tamponare il crescente indebitamento» , e con «lo scopo di beneficiare, nell’immediato, delle liquidità  corrisposte come anticipi sulle mensilità  e sul Tfr per ogni lavoratore assunto» . Una rincorsa al debito sfociata nella bancarotta fraudolenta costata ora l’arresto degli amministratori Nicola e Francesco Danzo ad opera della GdF di Milano. «I lavoratori — riassume il gip— erano solo un costo per i venditori, importanti e note case farmaceutiche che per effetto delle cessioni a Marvecs incassavano un prezzo simbolico (mille euro) pagando alla cessionaria un contributo economico perché li acquisisse, così “liberandole”da un problema» .
I pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta aggiungono che «è ancora in fase di accertamento l’esame di profili di responsabilità  delle multinazionali: è peraltro evidente come queste cessioni fossero funzionali alla dismissione di un numero consistente di lavoratori senza dovere seguire le procedure previste nella gestione degli esuberi» . Dipendenti «scaricati come pesi morti e lesi perfino nei loro basilari diritti di vedersi corrispondere i contributi previdenziali» .


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