La sconfitta di Maroni Don Rodrigo

by Sergio Segio | 30 Luglio 2011 6:29

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Perché proprio questo era l’oggetto della oscena disposizione introdotta da Maroni nel codice civile che la Corte Costituzionale, con la sentenza depositata lunedì scorso, ha cancellato dall’ordinamento giuridico.
Con il Regio decreto legge del 17 novembre 1938 (provvedimenti per la difesa della razza italiana) furono introdotte nell’ordinamento una serie di misure discriminatorie, la prima delle quali consisteva nel divieto dei matrimoni misti (art. 1: «il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito»). Lo stesso divieto, con altre forme, è ritornato nel pacchetto sicurezza dove è stata decretata l’impossibilità  giuridica per gli stranieri, privi di un permesso di soggiorno in corso di validità , di contrarre matrimonio. In questo modo è stato reintrodotto nel nostro ordinamento il divieto dei matrimoni misti, un divieto fondato sulla stessa discriminazione, questa volta non più religiosa, ma su base etnica.
Per quanto possa sembrare strano, il divieto dei matrimoni misti introdotto da Maroni si è rivelato, sul piano pratico, una misura molto più grave del divieto introdotto da Mussolini con le leggi razziali, poiché afferente ad una popolazione che oscilla fra le centinaia di migliaia ed il milione di persone. E gli effetti si sono visti immediatamente, perché se nel 2008 sono stati celebrati circa 37.000 matrimoni misti, nel 2009, anno in cui (negli ultimi quattro mesi ) la legge Maroni è entrata in vigore, il numero dei matrimoni misti è sceso a 32.000. Quindi a migliaia di coppie è stato impedito di contrarre matrimonio, proprio come accadeva, ne I promessi sposi, a Renzo e Lucia.
Dopo Alessandro Manzoni, il prototipo dell’ingiustizia più ingiusta e dell’esercizio più arbitrario del potere è rappresentato proprio dalla rottura di quel legame di coppia che la religione consacra attraverso il matrimonio. Sul piano giuridico questo vuol dire che il diritto di contrarre matrimonio con la persona che amiamo (discendente dagli articoli 2 e 29 della Costituzione) rientra nei diritti fondamentali, diritti che – come ha osservato la Corte Costituzionale – spettano «ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità  politica, ma in quanto esseri umani». Eppure quest’ingiustizia è stata perpetrata, nel silenzio generale, malgrado lo strepito dei partiti e dei leaders politici che si sbracciano a farsi paladini dei valori “non negoziabili” della famiglia.
È successo anche questo nell’Italia di oggi: don Rodrigo si è reincarnato ed ha assunto le sembianze umane del ministro Maroni. Don Rodrigo aveva le sue ragioni per interdire il matrimonio: si era invaghito di Lucia. Ma quali erano le ragioni di Maroni? La spiegazione ce l’ha data l’eurodeputato leghista Mario Borghezio quando ha dichiarato alla radio che: «Il 100% delle idee di Breivik (il nazista massacratore dei ragazzi norvegesi) sono buone, in qualche caso ottime». Quando un ceto politico frequenta ideologie di questo tipo, non c’è da stupirsi proprio di niente. Peccato che la Corte costituzionale non le capisca e si attesti ancora sull’idea retrograda che tutti gli uomini sono uguali.

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