La promessa ipocrita

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Nel Piano si ribadiva la solita litanìa, circa i propositi di depenalizzazione del consumo e di incentivazione delle alternative al carcere per i tossicodipendenti. Solo il giorno prima della diffusione della relazione governativa, Forum droghe, Cnca, Antigone e Società  della ragione, avevano illustrato gli effetti della normativa voluta dal sottosegretario Giovanardi: l’ipocrita promessa della depenalizzazione e della decarcerizzazione copre la realtà  che chiunque conosca il carcere e i tossicodipendenti può testimoniare, e cioè che gli uni senza l’altro non riescono a vivere. Ma il sottosegretario non ci sta: «Smentisco i dati forniti nel libro bianco», avrebbe detto in conferenza stampa. A parte che le cifre fornite dal Libro bianco provengono da fonti ufficiali (Ministero dell’interno e Dap), vediamo i suoi di dati, se reggono le promesse, non dico della «libertà  dalla droga», ma almeno della vantata depenalizzazione e della decarcerizzazione dei tossicodipendenti. La relazione governativa affida il disegno delle sorti magnifiche e progressive della legge antidroga nel settore penale a tre dati: il calo degli ingressi in carcere a causa della sua violazione; la diminuzione dei detenuti tossicodipendenti e l’aumento degli affidamenti in prova loro riservati.
1. Nel 2010 sono entrati in carcere, in violazione del testo unico sugli stupefacenti, 26.141 persone, 2228 in meno dell’anno precedente. Bene. Se tariamo questo dato sul complessivo minor numero di ingressi in carcere nel 2010 rispetto al 2009, scopriamo che gli ingressi in carcere causati dalla legge anti-droga erano il 30,88% del totale nel 2009 e sono stati il 30,88% del totale nel 2010.
2. I detenuti tossicodipendenti sarebbero diminuiti di poco più di mille unità . Bene. Anche qui va fatta la tara sul minor numero di ingressi, e la relazione governativa la fa: i tossicodipendenti entrati in carcere sono effettivamente diminuiti dal 28,59 al 28,36% sul totale degli ingressi, e tanto basta ai prestigiatori ministeriali per arrotondare il dato del 2009 al 29, quello del 2010 al 28 e asserire così la diminuzione di ingressi tossici di un bell’1% tondo tondo.
3. Infine, nel 2009 i condannati in affidamento al servizio sociale in ragione della loro condizione di tossicodipendenza erano 2022, nel 2010 sono diventati 2526: un bel 24,9% in più. Bene. Spulciando però tra i dati statistici presenti sul sito del Ministero della giustizia (stessa fonte della relazione governativa), non è difficile rilevare che dal 2009 al 2010 le misure alternative alla detenzione sono aumentate del 37,41%, mentre gli affidamenti in prova in generale crescono assai di meno (del 34, 73%, comprendendovi, quindi, anche quei 2526 sbandierati da Giovanardi).
Per una indagine seria sugli effetti della legge, e in particolar modo delle sue norme punitive e sanzionatorie, servirebbero altri dati, che la relazione purtroppo non fornisce. Sappiamo però che i detenuti presenti in carcere con imputazioni derivate dalla legge sulla droga aumentano costantemente da tre anni a questa parte, in termini assoluti e percentuali: dai 22.727 del 2008 (pari al 39,10%) ai 27.294 del 2010 (pari al 40,16%).
Insomma: quasi la metà  dei detenuti è in carcere per aver violato la legge sulla droga. I tossicodipendenti in alternativa alla detenzione sono in rapporto di 1 a 10 con quelli che entrano in carcere nel corso di un anno.
È proprio sicuro Giovanardi che la sua legge sia per la depenalizzazione del consumo e la decarcerizzazione dei tossicodipendenti e che tutto stia andando nel migliore dei modi? Non gli viene mai il dubbio che se si vuole ridurre stabilmente il disumano sovraffollamento penitenziario italiano non si possa prescindere dalla revisione della legge che porta il suo nome?


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