La Borsa boccia i conti Finmeccanica
MILANO – Un tonfo senza precedenti. Una botta pesantissima per gli azionisti: in una sola seduta di Borsa Finmeccanica, una delle società di punta del listino di Piazza Affari, ha perso il 17,36 per cento del suo valore. Il che tradotto in euro significa che il gruppo leader nell’aeronautica civile e militare, nell’elettronica per la difesa e la sicurezza e nei trasporti vale 680 milioni in meno rispetto alla chiusura di mercoledì scorso, quando capitalizzava poco più di 4 miliardi. Uno scivolone che ha fatto toccare al titolo il suo minimo storico a quota 5,76 euro, contro i 21,32 euro del massimo toccato alla fine del 2006. Tutto questo mentre Finmeccanica rimane al centro delle inchieste giudiziarie, con il presidente Pierfrancesco Guarguaglini che è dovuto nuovamente intervenire – dopo le rivelazioni di Repubblica di ieri – per ribadire di «non aver mai costituito fondi neri» e smentendo che ci siano state pressioni sul ministro Tremonti per la sua riconferma: «Sono ricostruzioni fantasiose».
Sul fronte finanziario, la notizia del giorno è la fuga degli investitori istituzionali. A preoccupare sono le prospettive di crescita per il 2011 indicate nella relazione semestrale appena pubblicata: i manager hanno stimato un taglio dei ricavi (che sono ora compresi tra i 17,5 e i 18 miliardi di euro, in calo rispetto alla precedente indicazione che prevedeva una forchetta tra 18,3 e 19 miliardi) e la riduzione del portafoglio ordini da 20 a 19 miliardi).
Già alla fine dell’anno scorso gli analisti denunciavano come la società non fornisse dettagli sui piani di espansione. E ieri hanno avuto la conferma dei loro timori. Finmeccanica ha difficoltà in Italia e anche il mercato americano, con i problemi del budget federale, non potrà dare più grandi soddisfazioni. Tanto è vero che i profitti per 456 milioni dichiarati nei primi sei mesi dell’anno sono quasi tutti frutto di una operazione straordinaria: la cessione del 45% di Ansaldo Energia che ha portato a incassare 443 milioni. L’ad Giuseppe Orsi, già numero uno della controllata AgustaWestland, ha cercato di rassicurare il mercato. Ha detto che Finmeccanica si espanderà nei paesi emergenti, dove i governi hanno soldi da spendere. Che ci sarà una riorganizzazione e che i manager avranno vita difficile: «O portano risultati o se ne vanno». Il che ha preoccupato i sindacati, visto che è già prevista la riduzione di 3.600 persone al 2013.
Ma la vicenda Finmecannica ha anche un risvolto politico-giudiziario. Il presidente Guarguaglini ha replicato alle rivelazioni relative alla testimonianza dell’imprenditore Di Lernia nell’inchiesta Enav. Guarguaglini ha sottolineato in una nota «l’infondatezza di qualsiasi ipotesi sull’esistenza di versamenti irregolari da parte di Finmeccanica» e ha ribadito «di non aver mai costituito fondi neri». Inoltre, in merito alle ricostruzioni sulla sua riconferma, secondo cui ci sarebbero state pressioni – al limite del ricatto – sul ministro Tremonti per impedire l’arrivo dell’ad di Terna Flavio Cattaneo, ha sottolineato come «le interpretazioni appaiono a dir poco fantasiose. Già nel 2009 ho avuto indicazioni da parte dell’azionista che, nel valutare la successione alla guida del gruppo, si sarebbe assicurata l’opportuna continuità nella gestione attraverso la mia conferma nella carica di presidente e la ricerca di un ad adeguato alle esigenze del gruppo».
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