Irpef, tre aliquote più basse rinviato l’aumento dell’Iva il 20% sulle rendite finanziarie

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ROMA – Meno tasse per tutti, entro tre anni. Se ci saranno le risorse. Il consiglio dei ministri ha varato ieri l’attesa delega sulla riforma fiscale: una commissione bicamerale di 60 parlamentari esaminerà  i decreti delegati sullo schema di quanto è avvenuto con il federalismo fiscale.
Lo schema della riforma è ambizioso: al posto delle cinque aliquote attuali ne arriveranno tre, il loro livello sarà  20 per cento, 30 per cento e 40 per cento. Non si conoscono tuttavia gli scaglioni né l’entità  delle detrazioni, indispensabili per modulare la pressione. Tuttavia una cosa è certa: il nuovo schema ridurrà  le tasse per chi ora paga il 43 per cento e rientra nello scaglione superiore a 75 mila euro, come pure alla base della piramide delle tasse ci sarà  una riduzione della soglia che oggi è del 23 per cento per chi guadagna attualmente meno di 15 mila euro. Secondo quanto stabilito dalla delega la riforma sarà  a «saldo zero», ciò non significa che l’intervento non avrà  costi che vengono valutati, a seconda delle opzioni, dagli 11 ai 24 miliardi. E le risorse? Saranno recuperate prevalentemente nell’ambito del sistema fiscale: soprattutto dalla eliminazione e dalla razionalizzazione delle detrazioni. Ma anche, come ha spiegato Tremonti in conferenza stampa, da una «ulteriore riduzione della spesa pubblica» e dalla lotta all’evasione.
Quasi spuntata, invece, l’arma dell’Iva che pure Cisl e Confindustria vedevano con favore e che il ministro dell’Economia Tremonti non aveva escluso. Le indiscrezioni dei giorni scorsi si spingevano addirittura ad ipotizzare un rincaro di un punto, magari limitato ai beni di lusso, invece la delega parla di aumento «graduale» tenendo conto dei possibili «effetti inflazionistici» .
La delega fiscale prevede anche un intervento sull’Irap per cui è prevista una «graduale eliminazione» a partire dalla cancellazione del costo del lavoro dall’imponibile. Nuova entrata nella delega, confermando le aspettative della vigilia, è l’armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie che sarà  tarata al 20 per cento: fuori i titoli di Stato che resteranno al 12,5 per cento mentre saliranno le tasse sulle obbligazioni e scenderanno quelle sui depositi bancari oggi al 27 per cento. La delega prevede anche la nascita di una imposta unica sui servizi, una sorta di superbollo, che varrà  per imposta di registro, ipocatastale, bollo, concessioni governative, contratti di borsa, assicurazioni e intrattenimenti.
La riforma fiscale prevede, sul fronte delle semplificazioni per le imprese anche la revisione degli attuali regimi forfettari, per favorire le nuove imprese (arriva un regime di forfait del 5 per cento per gli under 35 che hanno ricavi sotto i 30 mila euro); la revisione degli studi di settore e l’introduzione sperimentale del concordato biennale preventivo per l’imposizione sul reddito di impresa e di lavoro autonomo.
Il provvedimento varato ieri dal governo prevede anche una vera e propria rivoluzione del Welfare. In parallelo con l’abolizione e lo sfoltimento delle detrazioni fiscali destinate a sostenere le famiglie sarà  potenziato il ruolo dell’Inps cui spetterà  il compito delle «erogazioni dirette monetarie», come è accaduto fino ad oggi per i vari bonus figli e social card. In questo contesto sarà  riformato l’Isee, cioè il documento che indica le reali condizioni economiche delle famiglie disagiate e dà  accesso alle prestazioni. Nel mirino anche la revisione dei trattamenti per l’invalidità  e la reversibilità , nell’ambito di una generale «armonizzazione» di assistenza, previdenza e fisco.


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