Irpef prima casa per 24 milioni di italiani

by Sergio Segio | 21 Luglio 2011 6:44

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ROMA – Saranno 24 milioni gli italiani che subiranno il ritorno dell’Irpef sulla prima casa. Un aggravio pesante che ha ieri ha provocato una dura presa di posizione del Pd che con il responsabile economico Stefano Fassina ha giudicato la norma che riporta l’Irpef sull’abitazione principale «iniqua e regressiva» e che ha puntato l’indice anche sugli altri appesantimenti della norma taglia-agevolazioni fiscali a cominciare dalla tassazione dei contributi pensionistici e sociali obbligatori che rischierebbero di essere oggetto di una doppia imposizione. Altolà  anche in casa leghista: «No ai tagli lineari, al momento della applicazione della “clausola di salvaguardia” bisognerà  fare una attenta valutazione delle agevolazioni e intervenire tutelando quelle a favore di casa, famiglia e giovani», dice Paolo Franco (Lega), vice presidente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale.
Il disagio per l’appesantimento della tassazione sulla casa, che costringerà  i proprietari a pagare le tasse sul 20 per cento del valore catastale, accomuna Confedilizia e Sunia. «La manovra è un massacro», denuncia il sindacato degli inquilini che, oltre a temere per il ritorno dell’Irpef sulla prima casa, denuncia i rischi per le agevolazioni fiscali previste per chi vive in affitto.
Così ora gli occhi sono tutti puntati sulla cosiddetta «clausola di salvaguardia» contenuta nella manovra da 48 miliardi varata nei giorni scorsi che prevede un taglio delle agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni, del 5 per cento nel 2013 e fino al 20 per cento nel 2014. Un meccanismo che è già  legge dello Stato e che entrerà  in vigore se non sarà  varata la riforma del Welfare. Tra le agevolazioni, una delle più in vista è proprio la deduzione integrale della rendita catastale dell’«unità  immobiliare adibita ad abitazione principale», ovvero della prima casa, e delle relative pertinenze. Oggi, grazie ad una norma introdotta dal centrosinistra nel 2001, la rendita catastale (tariffa d’estimo della zona relativa per numero dei vani rivalutata del 5 per cento) attualmente non concorre a formare l’imponibile Irpef. Ma ora tornerà .
E in vista del 2014 si fanno i primi conti sulla stangata sulla casa che torna dopo dieci anni e che potrebbe essere ancora più pesanti se alcuni Comuni, come sembra Milano, aumenteranno gli estimi catastali. Per il signor Rossi, che vive a Roma, in una abitazione media e ha un reddito di 50 mila euro, il costo dell’aggravio sarà  di 82,8 euro ogni anno. Il signor Bianchi, che vive a Milano e ha lo stesso reddito verserà  all’erario un assegno di poco inferiore, pari a 78,3 euro per ogni denuncia dei redditi che farà  finché sarà  proprietario di quella abitazione media. Solo al Sud, l’impatto sarà  minore: lo stesso cittadino, il signor Verdi, che guadagna lo stesso reddito dei suoi colleghi del Centro Nord, e vive a Palermo dovrà  affrontare un salasso di 37,6 euro di Irpef in più.
Da Nord a Sud, l’aggravio si farà  sentire anche per le fasce più deboli. Un proprietario di un appartamento medio di Torino, che guadagna un reddito lordo di 25 mila euro annui, dovrà  dovrà  pagare 39 euro. Un analogo, impiegato o piccolo artigiano, di Genova, subirà  un salasso di 61 euro, mentre a Bologna lo stesso contribuente-tipo sarà  chiamato a mettere mano al portafoglio per 69,4 euro. Tutte da destinare all’altare dell’Irpef prima casa.A Napoli, Bari e Palermo, per le fasce più basse, pari ai 25 mila euro lordi, la penalizzazione sarà  minore ma ugualmente dolorosa. A Napoli ad esempio, il proprietario medio pagherà  33,8 euro in più, a bari 43,8 euro in più e a Palermo 26,7 euro.

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