Invisibili e a basso costo la carica delle nuove droghe che arrivano dall’Oriente

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ROMA – È la droga invisibile: incolore, inodore, insapore. Appare per la prima volta in un capannone industriale, perso nella periferia della Capitale. Uno stabilimento come tanti altri, se non fosse per quelle auto di grossa cilindrata Bmw e Mercedes, parcheggiate sul piazzale e arrivate da mezza Italia. Dietro quelle anonime mura si cela infatti un lussuoso locale notturno, il “Diamante”, con quindici stanze private. È l’anno scorso. Gli agenti della mobile di Roma si trovano davanti una cinquantina di clienti e quindici ragazze che si prostituiscono: sono tutti cinesi. Al momento dell’irruzione, volano a terra marijuana e pasticche di ecstasy. Ma gli agenti mirano ad altro: il Kfen, la droga invisibile, viene trovato addosso a una ragazza di 27 anni e al gestore del locale, un cinese di 35 anni. Lo stupefacente è sconosciuto ai cani antidroga, anche se è stato inserito nelle tabelle del ministero della Salute, già  nel 2003. Per gli investigatori, verrebbe sintetizzato direttamente in Cina.
È il mercato delle nuove droghe: Shaboo, Ghb (o droga dello stupro), Kfen, Ketamina e tante altre, tra canali di spaccio internazionali, laboratori artigianali in Italia e spedizioni apparentemente innocue via Internet. Stupefacenti sintetici, spesso sconosciuti alla legge. Quanto valgono? Chi li usa? E per quali canali si muovono?
Mercato in espansione
Tutte domande a cui, oggi, è sempre più difficile rispondere. Il mercato è fluido, in espansione e non è facile stargli dietro. Nel solo 2010 in Europa sono entrate 41 sostanze sconosciute. Droghe completamente nuove arrivate da altri continenti, create in laboratorio oppure nate da piccole modifiche di sostanze note, che hanno invaso il mercato e mandato almeno una persona (spesso molte di più) in ospedale. Quando ci sono casi di intossicazione partono le segnalazioni di allerta del Centro europeo per il monitoraggio delle droghe verso tutti i Paesi membri. L’anno scorso è stato il peggiore di sempre. Nel 2009 vennero registrate solo 20 segnalazioni. Ma quali sono le nuove sostanze usate da chi cerca lo sballo? Ben 15 tra quelle segnalate nel 2010 sono repliche sintetiche dei catinoni, cioè le molecole dal khat, la pianta coltivata nella penisola arabica e nell’Africa orientale. Hanno effetti simili alla coca, ma di durata superiore. Sono la nuova tendenza in fatto di consumi, e tra queste c’è il famigerato mefedrone. Poi ci sono gli altri, soprattutto cannabinoidi sintetici. Insomma, il mercato, alimentato dalle cosiddette “designer medicines” e dalle “legal highs”, sostanze così poco conosciute da non aver avuto il tempo di diventare fuori legge, sta cambiando forma e gusti, deviando parte del fiume di soldi spesi per eroina, cocaina e cannabinoidi verso altre sostanze.
Droghe di ingresso e sequestri
«Le nuove droghe censite negli ultimi anni – spiega Gaetano Chiusolo, capo della Direzione centrale per i servizi antidroga del Dipartimento di Pubblica sicurezza – sono sostanze nocive per la salute, che stanno sostituendo la marijuana come droga di ingresso. Spesso se ne sottovaluta la dannosità , soprattutto da parte dei giovani che ne fanno uso: queste sostanze danno ai consumatori abituali una vera dipendenza psicologica». Ciò spiega l’allarme scattato in seguito alla circolazione delle nuove droghe sintetiche, nonostante le modeste quantità  sequestrate. Basta dare un’occhiata ai numeri: nel 2010 sono state bloccate 31 tonnellate di stupefacenti. La parte del leone la fanno i derivati della cannabis, con ben 25 tonnellate, segue la cocaina (4 tonnellate sequestrate) e l’eroina (una tonnellata). Il resto sono allucinogeni e amfetamine. Più nel dettaglio, nel 2010 sono stati sequestrati oltre 30 chili di cannabinoidi sintetici (con principio attivo molto alto), tre chili di Ketamina (come il Kfen) e altri tre di cloridrato di metanfetamina (detto anche Shaboo). Nel complesso, il 2010 registra un aumento di oltre il 12% nel sequestro di droghe sintetiche.
I canali etnici
«Nell’ultimo anno – ricorda Chiusolo – sono stati chiusi due centri d’aggregazione a Roma, frequentati per lo più da cittadini cinesi. Sui tavoli abbiamo trovato cocaina e Kfen. Lo spaccio di questa nuova droga è polverizzato, il che rende più difficile il contrasto. Se la ‘ndrangheta domina il mercato della cocaina e la camorra si interessa di eroina e coca, la commercializzazione delle nuove droghe sintetiche è spesso in mano a piccole organizzazioni criminali, anche straniere». Come funziona? «Un esempio: lo spacciatore dà  5-6 pasticche a un ragazzo incensurato, questo ne tiene una o due per sé e per la ragazza, le altre le smercia dentro la discoteca o lo stadio». Da qui, la difficoltà  dei sequestri. E ancora: queste sostanze sono inodori e incolori, difficilmente rilevabili ai narcotest e alle analisi di laboratorio. Da dove arrivano? Mentre la cocaina deve attraversare l’Atlantico e l’eroina deve viaggiare via terra dall’Afghanistan, «questi prodotti sintetici – chiarisce Chiusolo – vengono realizzati per lo più in Nord Europa: Belgio, Olanda e Polonia, dove alcuni chimici si sono riciclati nel mercato illegale dopo la caduta del Muro. Non solo. Anche i cinesi negli ultimi tempi si sono specializzati nel commercio, soprattutto del Kfen; mentre lo Shaboo viene per lo più dalle Filippine». Inizialmente queste sostanze venivano usate solo dalle comunità  di immigrati, oggi stanno penetrando in tutto il Paese. Ai primi di giugno la squadra mobile di Firenze ha scoperto un’organizzazione composta da italiani, che si occupavano sia dell’acquisto nelle Filippine che dello smercio nel nostro Paese: pacchi da mezzo chilo di Shaboo, completamente inodore, venivano inviati anche a mezzo corriere.
Dietro il diffondersi delle nuove droghe sintetiche, c’è spesso la criminalità  cinese. Spiega Mauro Scenna, tenente colonnello della Direzione centrale antidroga: «La Cina è uno dei maggiori produttori mondiali di droghe sintetiche e in Italia il 2010 ha segnato, nei confronti dei cinesi, una crescita delle denunce per violazione della legge sugli stupefacenti del 146,67%». Ed è proprio da una droga entrata in Europa attraverso i canali etnici, il khat, che nascono alcune delle sostanze più temute in questi anni.
“Designer drugs” e “legal highs”
Non tutte le nuove droghe fanno lunghi viaggi prima di arrivare in Italia. Alcune vengono prodotte in appartamenti, capannoni e scantinati delle nostre città . Da piccoli chimici alla ricerca dello sballo. Vengono definite designer drugs e sono considerate pericolosissime, perché quasi impossibili da intercettare e sconosciute a livello chimico. Tra i vantaggi per chi le produce, la capacità  di assicurare margini di guadagno più alti delle droghe naturali. Un esempio? «Un litro di Pmk costa 750 euro – racconta sempre il direttore centrale dell’Antidroga – da questo si ricavano 10mila pasticche di ecstasy, che sul mercato vengono vendute a 10-15 euro l’una. Il guadagno finale è dunque di circa 150mila euro».
I laboratori casalinghi esistono da tempo, ma una volta lavoravano assemblando sostanze stupefacenti. Oggi si mescolano principi attivi di farmaci e altre molecole non illegali, magari acquistate attraverso Internet. È il fenomeno delle “legal highs”, che spaventa non poco le autorità  europee. «In futuro – scrivono gli esperti del Centro per il monitoraggio continentale delle droghe – vedremo un aumento particolarmente preoccupante di nuove sostanze basate su prodotti farmaceutici già  esistenti ma usate per fini non terapeutici». La descrizione delle nuove tendenze è molto lucida: «Abbiamo assistito a grandi cambiamenti in pochi anni. La comparsa di un gran numero di sostanze sintetiche su Internet come le “legal highs” o quelle non destinate al consumo umano è stata specificamente studiata per aggirare i sistemi antidroga e mostra la velocità  e la sofisticazione con cui il mercato risponde ai controlli».
Ma cosa sono le “legal higs” e come si fa a procurarsele? Si tratta di un gran numero di sostanze che aggirano i controlli legali e quasi sempre si trovano su Internet. Sono droghe sintetiche, usate per divertirsi, le cosiddette “party pills”. «Talvolta le chiamano prodotti naturali, per invogliare al consumo perché sembra che non facciano male – spiega Loretta Neri, responsabile del Centro studi ricerca documentazione dipendenze e Aids della Asl di Firenze – Qualche tempo fa girava la cosiddetta “spice” (spezia), una miscela di erbe da fumare, adulterata però da tante sostanze sintetiche più potenti del thc, il principio attivo dell’hashish. Ci sono prodotti da sniffare, fumare, inalare».
In Italia si lavora anche contro questi nemici. «Sono droghe furbe – afferma di nuovo Chiusolo – quelle vendute su Internet. Chi le commercializza ha campo libero fintanto che il principio attivo non venga dichiarato illegale, per i suoi effetti nocivi». Per contrastare il commercio di sostanze pubblicizzate online come fertilizzanti o deodoranti per ambiente, che costano poco e vengono recapitate comodamente a casa, la Direzione centrale dell’antidroga ha fatto partire un’azione di monitoraggio dei siti che vendono smart drugs: si verificano i casi di intossicazione, vengono analizzate le sostanze in laboratorio e se ne chiede eventualmente l’inserimento nelle tabelle del ministero. Insomma, è una sorta di perenne inseguimento tra legislatore e nuove droghe. Una dura battaglia, contro un mezzo difficile da controllare come Internet. Qualche tempo fa è stata fatta una ricerca specifica: dieci giorni di controlli. In quel breve lasso di tempo sono stati scoperti 170 negozi online che vendevano funghi allucinogeni, droghe legali e altre molecole. Ma chi sono i consumatori di droga oggi e che sostanze usano?
Un consumatore e decine di sostanze
Siamo ormai nell’era dei policonsumatori. Scordiamoci la vecchia dipendenza da eroina, oggi si cambia sempre, magari prendendo ogni volta più cose insieme. Secondo i dati dei Sert, circa il 50% dei consumatori usa più sostanze. «Il punto di partenza è la ricerca del piacere – dice sempre Neri – Va bene qualunque strada, basta passare il week end divertendosi, o pensando di farlo. Si smania alla ricerca di risposte veloci. In questo, Internet è perfetta, con qualche clic oggi si compra il mefedrone, domani chissà . Non è nemmeno tanto importante la sostanza, in fondo, ma la caccia continua a sensazioni di benessere. Del resto questo nuove forme di consumo sono molto legate al modo di vivere il divertimento, nuovo sia perché totalizzante sia perché fine a se stesso. Privo quasi di contenuti etici». Va a finire che i giovani si fanno di tutto. «Parliamo di soggetti che difficilmente arrivano ai servizi delle Asl – prosegue Neri – Anche se i dati sui policonsumatori ci sono e fanno impressione. Queste persone non sviluppano la dipendenza verso una sostanza, piuttosto dipendono da uno stile di vita. Ma con il loro modo nuovo di assumere più droghe insieme e cambiare le sostanze a seconda di quello che trovano alla festa o sulla rete, espongono a un alto rischio la loro salute».
Mefedrone e i suoi fratelli
È uno degli esempi più recenti di globalizzazione in fatto di droghe. Partita come pianta le cui foglie si masticano nei Paesi dove viene coltivata (un po’ come la coca), sta generando tanti figliocci sintetici considerati molto pericolosi: i catinoni. Il principio, a cui è dedicato un rapporto speciale del Centro europeo per il monitoraggio delle droghe, è il mefedrone, detto anche “miao miao” dai consumatori. È moderno (anche se per la prima volta è stato sintetizzato negli anni Trenta), si trova su Internet (spacciato anche per sali da bagno), ma può essere sintetizzato anche in laboratori clandestini e quindi è difficile da intercettare. La produzione principale avviene in Asia, dove la sua diffusione è legale. Da un paio d’anni l’Europa l’ha vietato. Si trova in polvere, in capsule o compresse. Si prende con l’alcol o altri stimolanti, ha effetti simili alla cocaina e all’ecstasy. Dal 2009 in Europa ha ucciso direttamente due persone ed è stato trovato nel sangue di altri 37 giovani deceduti apparentemente per abuso di altre sostanze. Si tratta di un’altra sostanza difficilissima da trovare dalle forze dell’ordine, come in generale tutti i catinoni. Nel marzo scorso la prefettura di Frosinone li ha scoperti dentro un negozio. Erano camuffati da incenso e profumi per l’ambiente. Alcune capsule portavano una semplice dicitura: “Fertilizzante per bonsai”.

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L’intervista  L’allarme della comunità  cinese “Le conosciamo, ora leggi più severe”     


ROMA – «Come per i giovani italiani, anche per le seconde generazioni di cinesi oggi c’è la preoccupazione del diffondersi di nuove droghe». Hu Lanbo, dal 2001 dirige il mensile bilingue “Cina in Italia”, che a breve aprirà  un gemello a Pechino. Conosce bene la realtà  degli immigrati e avverte: «La nostra comunità  per molti aspetti è autosufficiente, ha cibi e medicine proprie e spesso si cura presso medici cinesi. Lo stesso accade per le droghe, si fa cioè uso di sostanze che provengono direttamente dalla madrepatria».
È il caso dello Kfen, la droga invisibile che circola da pochi anni in Italia ed è in gran parte sintetizzato in Cina.
«Sì e non solo. Ma voglio premettere che in Italia lavorano e pagano le tasse oltre 200 mila cinesi, molti dei quali imprenditori. Ciò detto, è indubbio che nella nostra comunità , come in tutte, c’è qualche mela marcia».
A cosa si riferisce?
«Alle giovani ragazze cinesi che si prostituiscono. Alcune sono costrette a farlo, sia chiaro: è una sorta di nuova schiavitù. Ma non manca chi si vende per far soldi più velocemente, violando le leggi. Non solo. A maggio scorso, all’Assemblea nazionale del popolo a Pechino, i rappresentanti della comunità  di Prato hanno denunciato il problema di alcuni giovani cinesi che rubano e danneggiano l’intera comunità ».
E le droghe cinesi?
«È un problema. Di recente abbiamo avuto un incontro per affrontare i disagi della seconda generazione di cinesi in Italia: ragazzi nati o cresciuti qui, da genitori stranieri. L’allarme per il diffondersi di pasticche e nuove droghe sintetiche non va sottovalutato e unisce cinesi e italiani. In Cina la repressione contro il commercio degli stupefacenti è molto severa. Il sistema giudiziario italiano andrebbe rafforzato».
(vla.po.)


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