Intesa bipartisan per il voto-lampo e la speculazione allenta la morsa
ROMA – L’Europa fa scudo, la politica italiana dopo l’appello di lunedì del presidente Napolitano fa quadrato sulla manovra chiamata a mettere il Paese al riparo dagli speculatori internazionali. Si accelera, è una corsa contro il tempo, si prevede di approvare la Finanziaria entro la settimana. E così la Borsa dopo essere partita male facendo temere un’altra giornata di sfracelli tiene, si riprende e fa rifiatare l’Italia. Il primo segnale lo lancia in mattinata il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. È a Bruxelles per un vertice con i colleghi europei, ma lascia la capitale belga per tornare a Roma: «Vado a chiudere il bilancio». La situazione è ancora grave, per calmare i mercati intervengono Pd, Udc e Idv che al Senato chiedono un’approvazione «rapidissima» della manovra, al massimo entro domani. Un segnale che conferma l’allineamento dell’opposizione alla richiesta di coesione avanzata dal Colle.
Si muovono le istituzioni, il presidente del Senato Schifani conferma la volontà di approvare il testo entro 48 ore. Riunisce i capigruppo e si decide all’unanimità che va bene, che entro domani la manovra sarà licenziata per passare subito a Montecitorio. Il presidente Napolitano apprezza pubblicamente lo sprint. A sua volta Bersani chiama il Capo dello Stato per ringraziarlo di avere preso in mano la situazione (oltre agli appelli Napolitano è stato in costante contatto con i leader politici). L’opposizione fa sapere di essere pronta a far passare velocemente la manovra, che comunque non voterà , anche alla Camera. Probabilmente entro venerdì. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, è della stessa idea e il presidente Fini convoca i capigruppo per oggi. Intanto da Bruxelles la Commissione Ue e il ministro tedesco Wolfgang Schauble ripetono il loro sostegno alla manovra italiana. Sono questi i minuti, nel primo pomeriggio, nei quali la Borsa torna in territorio positivo. Chiuderà con un +1,18% accompagnato da un calo degli spread.
Quando la situazione sembra essersi raddrizzata, parla Berlusconi, che dall’attacco ai titoli italiani di venerdì non aveva proferito verbo, lasciando a Napolitano il compito di sbrogliare la matassa (e irritando non poco i leghisti). Il premier conferma che «la crisi ci spinge ad accelerare il processo di correzione in tempi rapidissimi, a rafforzarne i contenuti, a definire i provvedimenti ulteriori volti a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014». Ammette che «è un momento non facile», ma non può fare a meno di dire che l’Italia sta meglio di altri paesi e che «il governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata», dimenticando le sempre più profonde lacerazioni nella sua squadra. Che in parte ammette lui stesso quando, senza nominarlo, ricorda a Tremonti che oltre alla stabilità bisogna «rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita». Comunque ce la faremo, è il messaggio del premier.
Quindi le riunioni per tradurre gli auspici in realtà . Tremonti vede al Tesoro i capigruppo di maggioranza. Poi al Senato incontra l’opposizione. Si tiene fede agli impegni. Il Pdl presenta solo 5 emendamenti, la Lega insiste su tre punti. Anche il Pd presenta poche richieste e la capogruppo Finocchiaro annuncia che alcuni di questi sono stati accolti. Oggi Tremonti vedrà Regioni ed enti locali. A fine giornata nuovo vertice di maggioranza nello studio di Schifani e cena al Senato tra Tremonti e Bossi. Che ringrazia l’opposizione per l’intesa, così come lo stesso Tremonti (avete dimostrato «senso dello Stato»)
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UN BIS SENZA RISPOSTE
Quello che avrebbe dovuto essere un impegnato discorso del presidente del Consiglio alla Camera e al Senato non ha convinto nessuno. Di questo si è reso conto lo stesso presidente del Consiglio, che ha promosso per il tardo pomeriggio di ieri una conferenza stampa insieme con il ministro dell’economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta.
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