Internet, cortei e comitati “È nata la Rete delle donne”

by Sergio Segio | 11 Luglio 2011 6:23

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SIENA – Adesso che il Prato di Sant’Agostino è vuoto, gli addetti ai lavori stanno smontando il palco e i palloncini rosa di «Se non ora, quando?» si afflosciano sotto il sole, è tempo di bilanci: «A Siena è nato un nuovo movimento delle donne» assicura Francesca Comencini, regista, autrice teatrale. Un risveglio. «Non è un partito, ma una rete organizzata fatta di tante voci anche diverse e dissonanti che camminano nella stessa direzione» aggiunge Serena Sapegno, docente di Letteratura italiana e di Studi di genere alla Sapienza di Roma. Certo qualcosa di diverso questa assemblea di Siena la consegna, se con Rosy Bindi in prima fila e molte altre parlamentari sparse in platea, le conclusioni – complice un lieve malore che ha colto Cristina Comencini – sono affidate a una docente universitaria e alla confessione quasi generazionale di una ragazza di 26 anni, dottoranda di Filosofia politica, Carla Fronteddu: «Io non sapevo cosa significava stare dentro un movimento, ma è bellissimo. Al contrario delle donne che hanno vissuto il femminismo degli Anni Settanta, io e le mie coetanee siamo cresciute nel vuoto dei movimenti, dentro una società  fortemente individualista che non ci ha insegnato a declinare il senso della parola “noi”».
Nella geografia di Snoq, acronimo di «Se non ora, quando?», un elemento importante sarà  la delocalizzazione: devono prendere forza e moltiplicarsi i comitati sul territorio (sono 120 quelli censiti fin qui). «Dobbiamo raggiungere le periferie, le donne dei piccoli paesi non per reclutarle, né per educarle, ma perché abbiamo bisogno di competenze e culture, di tutte le culture» dice ancora Serena Sapegno. Il movimento rivendica la propria autonomia dalle targhe e dai partiti: «Ma attenzione qui non c’è traccia di antipolitica – precisa Flavia Perina di Futuro e Libertà  – Snoq è un soggetto politico e si rivolge alla politica perché ne vuole determinarne le scelte. Non siamo un girotondo». I temi sul tappeto sono tanti a cominciare dai rischi della manovra finanziaria che, «in un Paese come il nostro, con un welfare inadeguato, aggrava la situazione, colpendo soprattutto le donne e scaricando su di loro i costi della crisi». Da qui la richiesta della maternità  come diritto a carico della fiscalità  generale e il congedo della paternità  obbligatorio. Senza dimenticare che i tagli al welfare costringono le donne a supplire con la loro attività  di cura ai servizi e all’assistenza negata.
In due giorni, davanti a una platea affollata che ha ascoltato tutti gli interventi, sfidando il termometro sopra i 35 gradi, si sono alternate al microfono un’ottantina di donne con la regola inflessibile dei tre minuti, valida per tutti. «Questa regola è stata proposta dalle più giovani – rivela Ilaria Ravarino, 34 anni, romana – forse è dettata dai tempi di attenzione di chi è abituato alla Rete». Il movimento ai ritmi di Internet, ma anche il movimento che vuole ascoltare e dare spazio al maggior numero di voci. In duemila sono arrivate a Siena e chi non ha trovato spazio al microfono si è messa davanti a una webcam per registrare un pensiero, una riflessione, una proposta da postare. Perché «Se non ora, quando?» prosegue già  su Facebook e sui blog.

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