Industria, perso mezzo milione di posti in 3 anni

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ROMA – In tre anni di crisi, dal 2008 ad oggi, l’industria ha perso 507.800 posti di lavoro. E a giugno di quest’anno 260 mila persone risultavano in cassa integrazione, di cui 174 mila con prospettive incerte, nel senso che difficilmente potranno sperare di rientrare in azienda una volta conclusi gli effetti dell’ammortizzatore sociale. Sono i dati forniti dall’ultimo rapporto Cisl sul mondo del lavoro che analizza gli ultimi mesi partendo da una considerazione: rispetto al periodo pre-crisi (2007) la produzione ha perso il 19 per cento.
Un crollo – sottolinea lo studio – che è stato solo in parte recuperato dalla fragile ripresa avviata nel corso del 2010: a partire dalla scorsa estate la crescita «al di là  di oscillazioni congiunturali, mostra una tendenza media alla stagnazione ed un affievolimento». E nei primi cinque mesi 2011 «alcuni comparti, dal lato dei volumi, appaiono in difficoltà  rispetto all’analogo periodo del 2010». L’elenco, precisa lo studio, va dalla fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica (meno 7,1 per cento su gennaio-maggio 2010), al tessili, abbigliamento e pelli (meno 3,7), alla chimica (meno 3,6 per cento). Altri settori – invece – sono ancora in crescita, come la fabbricazione di macchinari ed attrezzature (più 13,3), la metallurgia (più 8), gomma e materie plastiche (più 3,4).
Serve quindi una spinta che rafforzi il recupero incerto: per la Csil di Raffaele Bonanni la via d’uscita è lo sblocco delle risorse non utilizzate. In particolare occorre recuperare i fondi strutturali e le risorse messe a disposizione sotto forma di incentivi sia nazionali che regionali. «Ci risulta – commenta il sindacato – che esistano 120-130 strumenti normativi in materia di incentivi, ma che solo 5 o 6 siano davvero finanziati». Altra spinta deve arrivare dallo sblocco dei lavori infrastrutturali. Ma per il leader della Cisl resta il fatto che «la voragine non è stata colmata e la situazione è statica». Per Bonanni «la ripresa ha coinvolto solo una piccola parte del made in Italy: c’è incapacità  di governare il sistema».


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