Inchiesta sulla strage Il premier norvegese: «Libertà di opinione»
OSLO— Un Paese con i nervi a fior di pelle cerca di recuperare la sua normalità , cinque giorni dopo l’apocalisse. Ma ieri mattina è bastato che l’autista di un autobus vedesse con la coda dell’occhio un signore scendere di fretta, lasciandosi dietro una valigia, perché avvertisse subito la polizia. Risultato: l’intera stazione di Oslo è stata evacuata, ma nel bagaglio c’erano solo vestiti. E altro allarme ha destato la caccia a uno squilibrato, che non c’entrava nulla con il killer e la strage di Utoya, ma che all’inizio la polizia ha creduto essere un sodale di Anders Behring Breivik.
Cose impensabili fino a pochi giorni fa, quando probabilmente nel primo caso l’autista avrebbe fermato il bus e si sarebbe precipitato dietro il tipo per ridargli la borsa dimenticata. A questa Norvegia ferita e traumatizzata dal giorno dell’infamia ha di nuovo dato coraggio ieri il primo ministro Jens Stoltenberg, vero gigante di questi giorni, il leader che ha saputo condividere ed esprimere le emozioni profonde del Paese, senza stravolgerne i valori e l’identità . Nella conferenza stampa in cui ha annunciato la formazione di una commissione indipendente, per indagare dinamiche e circostanze della carneficina e aiutare sopravvissuti e famiglie delle vittime, Stoltenberg ha riproposto con forza il suo teorema: «È assolutamente possibile conciliare una società aperta, democratica, inclusiva e allo stesso tempo avere misure di sicurezza e non essere ingenui. Questa sarà la nostra sfida» .
Il premier norvegese ha indirettamente recepito le critiche ai ritardi e agli errori delle forze di polizia, spiegando che «la loro organizzazione e la loro capacità saranno sottoposte a valutazione» . Ma non ha ceduto un solo centimetro sul punto centrale. Alla domanda se l’eccesso di tolleranza abbia permesso a Breivik di progettare e attuare indisturbato i suoi piani criminali, Stoltenberg ha risposto che «opinioni estreme hanno diritto di esistere, ma non quando sfociano nella violenza» . «Il 22 luglio— ha spiegato — è uno spartiacque. Ci sarà un prima e un dopo, ma la Norvegia che vedremo sarà ancora più aperta e tollerante» .
Si precisano intanto i legami che Anders Behring Breivik aveva o piuttosto cercava con gli ambienti dell’ultradestra in Gran Bretagna: 90 minuti prima degli attacchi, lo stragista aveva inviato il suo manifesto, le purtroppo celebri 1.500 pagine di farneticazioni, a 250 contatti britannici. Di più, tra gli amici sul social network Facebook Breivik aveva 600 membri del movimento di estrema destra English Defense League, che nonostante le pressioni di queste ore il governo di Londra si rifiuta di dichiarare fuorilegge.
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