In manette l’usuraio della Roma bene

by Sergio Segio | 14 Luglio 2011 6:22

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    ROMA – Tra le vittime commercianti, medici, ristoratori, avvocati, ex poliziotti, ex carabinieri, anche qualche volto noto. Poi, di nuovo lui. Giuseppe De Tomasi. Già  membro della Banda della Magliana. Già  “Mario” il telefonista che, il 28 giugno del 1983, sei giorni dopo la scomparsa di Emanuela, chiamò casa Orlandi. Già  padre di quel Carlo Alberto che, nel 2005, telefonò in diretta alla trasmissione Chi l’ha visto per suggerire di riaprire la tomba di De Pedis per svelare il mistero sulla ragazzina sparita. Già  usuraio da decine di anni. Almeno fino a ieri: sono finiti in manette, grazie a un’operazione condotta dalla squadra mobile capitolina e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, diretta da Giancarlo Capaldo, con l’aiuto del pm Francesco Minisci, Giuseppe De Tomasi, alias “Sergione”, i suoi figli Carlo Alberto e Arianna, la moglie e molti suoi parenti e spicciafaccende. Undici in tutto, alcuni in carcere, altri a casa. In più, 54 perquisizioni effettuate, 21 conti correnti e dieci immobili sequestrati, tra cui anche delle villette in costruzione.
Il clan, si legge in una lunga ordinanza firmata dal gip Tommaso Picazio, si occupava di usura, estorsione e riciclaggio. E a capo di tutto c’era Sergione, uno di una certa autorità : molti degli strozzati erano spaventati dalla sua storia criminale. Una struttura “familiare” in cui tutti avevano un ruolo preciso: dai semplici “autisti” agli esattori. Una holding domestica “alla vaccinara” che imponeva tassi usurai che raggiungevano anche il 5 per cento mensile. Il figlio di Sergione, Carlo Alberto, gestiva tre sale da gioco a Roma finite sotto sequestro. Una specie di “agenzia” dove venivano reclutate le vittime in difficoltà . Tra cui anche Marco Baldini, storica spalla di Fiorello, che avrebbe preso un prestito da oltre 30mila euro. «Quando capita… je famo scontà  tutto… È proprio uno stronzo», dice De Tomasi di lui al telefono. Ma lo showman nega: non ci sta ad essere additato come strozzato. «Non ho mai subito pressioni psicologiche da Sergione e non sono mai stato minacciato da lui. Semmai sono stato io a causargli qualche problema pagando in ritardo gli assegni»

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