Il Vaticano contro l’Irlanda richiamato il nunzio apostolico

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CITTà€ DEL VATICANO – Il Vaticano richiama il nunzio apostolico, cioè il proprio ambasciatore, da Dublino. Un provvedimento diplomatico raro, per la Santa Sede. Segno che lo scontro con l’Irlanda, dopo le durissime accuse del primo ministro Enda Kenny su abusi di minori da parte di sacerdoti, e la pubblicazione di un nuovo dossier riguardante la pedofilia nella Chiesa locale, si amplia. Ma, informalmente, ambienti vaticani fanno notare che il governo irlandese, in difficoltà  nel gestire la grave crisi economica che attanaglia il Paese, starebbe cercando di distrarre l’opinione pubblica nazionale puntando il dito su altri tipi di problemi, con un responsabile esterno trovato appunto nel Vaticano.
Ieri mattina la Segreteria di Stato della Santa Sede ha disposto il richiamo del proprio nunzio, monsignor Giuseppe Leanza, per consultazioni. Una misura presa «in seguito alla pubblicazione del rapporto della commissione d’inchiesta» sulla diocesi di Cloyne e, in particolare, per le «reazioni che ne sono seguite». Indicative le affermazioni fatte da padre Ciro Benedettini, vice direttore della Sala Stampa vaticana, il quale con i giornalisti ha posto l’accento su due aspetti.
Il primo, sottolineando che si tratta di «vere consultazioni», e non di un espediente diplomatico per evidenziare il disappunto della Santa Sede per le forti dichiarazioni del premier Enda Kenny. Lo scopo è quello di avviare una concertazione fra Segreteria di Stato e i Dicasteri coinvolti per preparare una risposta ufficiale. Il secondo, ha spiegato Benedettini, essendo il richiamo del nunzio «una misura cui raramente la Santa Sede fa ricorso», denota «una certa nota di sorpresa e rammarico per alcune reazioni eccessive».
Nei giorni scorsi lo scontro fra Dublino e Vaticano aveva conosciuto un nuovo capitolo, quando il governo irlandese aveva reso noto di stare studiando un progetto di legge per costringere i sacerdoti a riferire alle autorità  giudiziarie notizie su abusi anche se le avessero apprese durante il sacramento della confessione. «L’Irlanda può approvare tutti i progetti di legge che desidera – è l’opinione data dal reggente della Penitenzieria Apostolica, arcivescovo Gianfranco Girotti – ma deve sapere che la Chiesa non si sottometterà  mai all’obbligo della denuncia del confessore all’autorità  civile». Il presule ha anzi definito come «assurda e irricevibile» la proposta di legge. E in un’intervista concessa a Paolo Rodari de Il Foglio ha ribadito che «per il confessore che infrange il segreto del confessionale è prevista la scomunica “latae sententiae” (cioè senza bisogno di ulteriore pronunciamento, ndr) da parte della Chiesa».
Il Vaticano mostra molta sorpresa per la reazione giunta dall’Irlanda, definita per l’appunto in forma ufficiale come «eccessiva».


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