Il supersottomarino ecco come la Cina sfida gli abissi

by Sergio Segio | 27 Luglio 2011 6:08

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PECHINO. Dai dolori dell’alta velocità  agli onori dell’alta profondità . L’orgoglio rosso della Cina non ammette mezze misure. Archiviata a furor di censura la sciagura ferroviaria di sabato, prima figuraccia tecnologica globale del novantenne partito comunista, Pechino ha celebrato ieri la sua nuova conquista nautica. Il sommergibile Jiaolong, nome di un famoso mostro marino della mitologia nazionale, ha toccato i 5038,5 metri sotto il livello dell’oceano. Un record, per la ricerca cinese: mai un sottomarino del Dragone aveva spinto un essere umano tanto in profondità . L’immersione è iniziata alle 3.38 di notte e si è conclusa intorno alle 10. La tivù di Stato, a cui il governo ha imposto il silenziatore sul misterioso seppellimento del treno-missile precipitato da un viadotto, ha mostrato invece senza risparmio le immagini dello Jiaolong che riemerge dagli abissi, mentre uno dei tre scienziati a bordo sventola una bandiera rossa.
Il sommergibile, secondo l’amministrazione per gli affari marittimi, è rimasto appoggiato sul fondale per mezz’ora, avvolto dalle tenebre, dopo oltre due ore e mezza di discesa nelle acque internazionali del Nordest del Pacifico. Il test di ieri consente già  a Pechino di esibire un primato: scafi simili allo Jiaolong potrebbero raggiungere e sondare il 70% dei fondali del pianeta, aprendo un’era nuova per la ricerca e per lo sfruttamento delle risorse naturali. Non è però la prima volta che un sottomarino si inabissa oltre i livelli delle avventure di Verne. I pionieri sono stati gli Stati Uniti che nel 1960, ossia più di mezzo secolo e di una civiltà  fa, hanno appoggiato un batiscafo ai meno 11 mila della Fossa delle Marianne, quasi 20 chilometri più in basso della vetta dell’Everest. Sotto i 3500 rispetto alla superficie delle onde si sono già  spinti anche Francia, Russia e Giappone, ma è da un ventennio che scienza e industria hanno dovuto mettere in secondo piano la profondità  delle immersioni per puntare al dominio militare dei fondali.
L’impresa dello Jiaolong, dopo i disastri della sommergibilistica atomica dell’ex Urss in rotta, rilancia ora la corsa della Cina alla conquista delle ricchezze protette dagli oceani e segna un’altra tappa dell’arretramento Usa nel Pacifico. Per Pechino gli abissi equivalgono allo spazio, dove presto gli astronauti cinesi prenderanno il posto di americani e russi, a partire da Luna e Marte. Una strategia partita da lontano, sotto Jiang Zemin, con il fine di colmare lo svantaggio progettuale e tecnologico di industria e forze armate, che Mao aveva appaltato a Unione Sovietica e Ddr. Il “Piano-Jiaolong” risale al 2002: ricerca tutta “made in China”, ma componenti russi e francesi, centinaia di test coperti dal segreto militare e sistemi di comunicazione digitale “rubati” al dipartimento di stato Usa.
La fase operativa è stata ufficialmente avviata il 31 maggio 2010 e in un mese e mezzo le immersioni nel Mar cinese meridionale sono state 17, fino a meno 3759 metri. Operazioni riprese a inizio estate. Pechino, a sorpresa, aveva annunciato l’obiettivo di portare tre uomini sotto i 5mila metri e la comunità  internazionale s’era detta scettica. Il primo affondo risale a giovedì scorso. In cinque ore, tra discesa e risalita, lo Jiaolong si era spinto fino a toccare le rocce sommerse da 4027 metri d’acqua. Il tentativo mille metri più in basso, previsto per venerdì, è stato rinviato per le avverse condizioni meteo, tornate ieri ideali. «Ora possiamo muoverci facilmente avanti e indietro negli abissi – ha detto il capo progettista, Xu Qinan – e non ci fermeremo. Entro il 2012 il nostro equipaggio si spingerà  fino a meno 7mila». Gli scienziati cinesi ritengono che questa sia la soglia che può consegnare a Pechino il monopolio mondiale dell’energia off-shore di profondità , oltre che un ampio margine di invisibilità  militare ai radar di Usa e Giappone. Le dispute marittime nel Pacifico si estendono e il riarmo di Pechino spaventa sempre di più Tokyo, Dehli e le capitali emergenti dell’Oriente. La sfida cinese agli abissi, come quella nello spazio, stabilisce un nuovo ordine scientifico mondiale, ma anticipa in particolare diversi equilibri politici ed economici.
Per conquistare oceani e universo la seconda potenza del pianeta ha stanziato 430 miliardi di dollari. Troppi anche per un’inedita, oltre che remota, contro-alleanza tra Washington, Mosca e Bruxelles: ma la Cina dei “5mila metri sotto i mari” sa che oggi solo il potere su acqua e aria può garantire l’egemonia sulla terra.

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