Il mito delle grandi opere

Loading

Le grandi dighe, ad esempio, le opere simbolo dello sviluppo, sconvolgono territori e vite quotidiane, distruggono comunità , sommergono foreste, luoghi sacri e siti archeologici, cancellano memorie storiche. Danni documentati dagli ambientalisti – tre volumi curati da Teddy Goldsmith, direttore della nota rivista inglese “The Ecologist”, e le inchieste dell’International River Network, organizzazione con base in California – ma non solo. Agli inizi degli anni Novanta fece scalpore il rapporto indipendente sul complesso faraonico che imbrigliava il fiume Narmada, in India, così negativo da costringere la Banca mondiale a ritirare i finanziamenti. Nel 2000, a Londra, una commissione di esperti di 36 Paesi su otto grandi dighe concluse che i costi erano maggiori dei benefici.
Di quest’anno le prime ammissioni preoccupate del governo cinese sulla colossale Tre Gole: scomparsi i laghi della valle dello Yangtzee, aumentati i sedimenti e l’inquinamento, siccità  e gravi problemi per la vita del milione e mezzo di sfollati.
Un altro esempio che i pro Tav preferiscono ignorare è la storia economica disastrosa del tunnel sotto la Manica che unisce via ferrovia Londra e Parigi, costruito da un consorzio privato che l’ha in gestione. Sbagliate le previsioni di traffico passeggeri e merci, sottovalutati i rischi. Sempre sull’orlo del fallimento, una volta sono i piccoli azionisti a cacciare i manager e un’altra sono le banche a bocciare i piani di ristrutturazione del debito. Perché si insiste?
Una stessa convinzione, diventata ormai un’ideologia, muove governi e istituzioni finanziarie internazionali, prima fra tutte la Banca mondiale: salvare il mondo attraverso grandi progetti, i soli che possono sradicare la povertà  e sviluppare l’economia. I governi vogliono grandi opere che servono grandi affari a grandi imprese e la Banca le sostiene, elargendo finanziamenti che vengono in gran parte dai governi stessi, sono cioè i nostri soldi, senza alcun controllo democratico. Nessun popolo elegge i direttori della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, organismi che decidono il destino di intere nazioni. Gioca poi un immaginario ancora acceso da un mito ottocentesco che innerva ogni pagina “Affari e Finanza”: la locomotiva. La Germania è la locomotiva d’Europa…Un motore va e trascina i vagoni.
Uno Stato con il Pil che cresce, un settore produttivo nuovo o uno vecchio consolidato, una serie di grandi opere sono il traino di un’economia che scorre su percorsi fissati in precedenza da cui è impossibile deviare, pena il deragliamento. Solo che nel secolo dell’ipotesi Gaia e delle tecnologie pioniere, locomotive e carburanti rinviano a un modello-mondo da prima rivoluzione industriale. Idee inadeguate per la contemporaneità , che ha bisogno di inventiva, collegialità , senso del vivente. Ma i miti muoiono lentamente.


Related Articles

Europa. L’inverno al freddo spaventa la Unione, che dimentica il clima

Loading

L’opzione climatica è messa da parte, quello che conta adesso è come sopravvivere il prossimo inverno, con la paura che i prezzi si alzino ancora e il rischio di scatenare un movimento di gilet gialli di fronte a governi indeboliti (a cominciare da Francia e Italia)

Uno spettro si aggira per l’Europa (e non solo): l’inquinamento

Loading

Foto: Agi.it

L’estate è passata l’inverno è alle porte la morte e la vita rimangono uguali cantavano Francesco Guccini e i Nomadi per la prima volta nel lontano 1979. La canzone era Per fare un uomo di Guccini e oggi il suo testo sembra essere drammaticamente contraddetto perché con l’arrivo dell’invero quasi il 90% delle persone che vivono nelle città europee sono esposti a livelli di inquinamento dell’aria considerati sempre più dannosi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità(Oms).

SE IL PIANETA SPRECA IL CIBO

Loading

  Ventimila persone. Se ieri si fosse verificato un qualche tipo di disastro, come un terremoto o un’alluvione, che avesse causato la morte di 20mila persone, oggi ne parlerebbero tutti i giornali, tutte le tv; ne parleremmo tutti noi.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment