Il decreto arriva al Quirinale caos sugli incentivi alle rinnovabili

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ROMA – Finale tinto di giallo istituzionale per la manovra da 47 miliardi. L’ultimo caso è quello del taglio degli incentivi alle energie rinnovabili del 30 per cento che dovrebbe scattare dal gennaio del prossimo anno. Dopo una giornata di braccio di ferro all’interno del governo, e nonostante la dura presa di posizione del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, contraria alla riduzione degli aiuti alle energie «verdi», il provvedimento sembrerebbe entrato nel testo. Così almeno riportavano in serata le agenzie di stampa citando ambienti del Quirinale dove ieri è arrivato il testo definitivo.
Ma il condizionale, visto l’evolversi della vicenda e l’intrecciarsi delle dichiarazioni nella giornata di ieri, è d’obbligo. Il taglio agli incentivi era stato tolto dalla manovra nel consiglio dei ministri di giovedì scorso, poi fino a domenica era ricomparso nero su bianco nei testi post-cdm, ieri infine sia il ministro Prestigiacomo che il ministro Romani, in due dichiarazioni ufficiali del pomeriggio assicuravano che il taglio non c’era. Così pure trapelava da fonti di Palazzo Chigi e del Tesoro. Infine le indiscrezioni filtrate sul testo giunto al Colle.
Comunque le opposizioni sparano a zero: «Siamo alla smentita della smentita di due ministri finti: Romani e Prestigiacomo dovrebbero dimettersi», ha detto Ettore Rosato del Pd. Per la Cgil il taglio «spinge il settore nel baratro», mentre le associazioni ambientaliste dal Wwf a Greenpeace parlano di norma «demenziale».
Il polverone del «caso» rinnovabili non copre le altre misure della manovra tutte confermate – dalle pensioni al pubblico impiego ai ticket. Mentre emergono ancora balzelli e rincari: sale il costo del conto titoli che nel 2013 arriverà  a 380 euro annui, sale l’Irap per banche e assicurazioni, arriva il superbollo (10 euro per ogni kw oltre i 225). Spuntano anche i parametri per considerare i Comuni virtuosi che prevedono, tra l’altro: il costo del personale, il numero di auto blu e di rappresentanze all’estero.
Sul piano dell’impatto della manovra ieri il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria ha dichiarato che «ora che i dettagli sono stati specificati si dà  più credibilità  e fiducia ai mercati». Anche la Commissione europea valuta positivamente la manovra del governo, ma attende dettagli per poter dare un giudizio complessivo. L’adozione del provvedimento, ha detto il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, è «positiva, poiché è in linea con le raccomandazioni, appena adottate, che chiedevano di prendere tutte le misure necessarie, senza ritardi, per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014». Il portavoce ha comunque aggiunto: «Dato che i dettagli delle misure non sono ancora disponibili, non possiamo valutarli a pieno in questa fase».
Infine l’agenzia di rating Standard & Poor’s che la settimana scorsa aveva bocciato la manovra ieri è stata «ascoltata» dalla Consob che ha chiesto ragione sulla diffusione del giudizio a mercati a aperti e sulla base di semplici indiscrezioni di stampa. La S&P ha fornito in parte delle spiegazioni e in parte si è riservata di rispondere in prossimi incontri con l’autorità  di vigilanza.


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